Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2013 - page 39

CIVILTÀ DEL LAVORO
IV • V - 2013
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INCHIESTA
sulla definizione di standard comuni, sul modello del NI-
ST statunitense. Insomma, il Governo centrale e l’Agenzia
per l’Italia Digitale non dovrebbero realizzare in proprio dei
progetti, ma definire gli standard e assicurarsi che tutti li
rispettino. Più che suonare uno strumento, debbono fare
i direttori d’orchestra.
Secondo lei con questi chiari di luna finanziari lo Stato
avrà le risorse per realizzare l’Agenda Digitale?
La situazione della finanza pubblica è quella che è, ma
lo Stato non è a budget zero su questi capitoli di spesa.
Spende miliardi l’anno per l’informatica, il software, la co-
municazione. Bisogna ovviamente spendere meglio e rio-
rientare le risorse verso tecnologie condivise, riducendo
le tante, troppe duplicazioni.
Prendiamo il tema dell’autenticazione in rete: ogni appli-
cazione informatica ha una componente di autenticazio-
ne e in cui si verificano e si certifica l’identità dell’utente
prima di aprire l’accesso al servizio. E sono tutte uguali.
Scegliendone una per tutte le applicazioni si possono ri-
sparmiare un sacco di soldi. Ovviamente questo richiede
anche una riorganizzazione dell’offerta.
E qui veniamo al tema delle imprese, sia delle impre-
se fornitrici di sistemi Ict, sia delle imprese in gene-
rale, che debbono anch’esse digitalizzarsi. Che sug-
gerimenti può offrire?
Le imprese dell’Ict dovranno affrontare un salto tecnolo-
gico per offrire sistemi e applicazioni adeguate all’evo-
luzione dell’Agenda Digitale. Non sarà un processo indo-
lore, ma aprirà grandi spazi a nuove imprese innovative,
start up che dovranno ingegnarsi a creare nuove appli-
cazioni. Tutte le imprese informatiche non dovranno af-
frontare un processo di digitalizzazione al proprio interno,
facendo convivere l’esperienza consolidata del saper fare
e del mercato con la creatività dei nativi digitali. Io sug-
gerisco di far convivere esperienza e innovazione in tutti
i livelli dell’impresa, dal consiglio di amministrazione alla
produzione, dal marketing alla ricerca.
Quali sono le priorità su cui state puntando?
Ci siamo dati tre priorità: la prima è l’Identità digitale per
consentire ai cittadini di accedere in modo sicuro a tutti i
servizi pubblici online con una sistema unico; il secondo
progetto è l’Anagrafe unica della popolazione, che preve-
de l’unificazione delle anagrafi dei Comuni e che costituirà
la base, nel pieno rispetto della privacy per una colossa-
le banca dati che potrà essere utilizzata per innumerevo-
li utilizzi statistici. Abbiamo costituito un gruppo di lavoro
col Ministero degli Interni, le Regioni, i Comuni, l’Agenzia
Digitale e la Sogei, che realizzerà operativamente l’Ana-
grafe unificata. È stato di recente approvato un primo de-
creto attuativo e il Ministero degli Interni sta lavorando su
un secondo che dovrebbe essere pubblicato antro l’anno.
Il terzo progetto è la Fatturazione elettronica, avviata nel
maggio scorso con un decreto che prevede che nel giugno
2014 tutte le fatture verso la Pubblica amministrazione
centrale dovranno essere in formato elettronico. Questo
progetto avrà un forte impatto sulla digitalizzazione del si-
stema delle imprese e costituirà la base per poter realizza-
re il controllo di gestione della Pubblica amministrazione.
Un’ultima domanda: pensa che le organizzazioni im-
prenditoriali dovrebbero fare qualcosa in più per ac-
compagnare e facilitare il vostro lavoro?
Dedicherei qualche energia in più per informare le impre-
se associate sui progetti di riorganizzazione digitale della
Pubblica amministrazione, per far loro capire che questo
rinnovato impegno del Governo per il rilancio di un’Agen-
da Digitale centrata su architetture condivise e standard
di interoperabilità rappresenta un’opportunità per far fare
all’Italia un colossale salto di competitività.
Paolo Mazzanti
il governo centrale
e l’agenzia per l’italia
digitale non dovrebbero
realizzare in proprio dei
progetti, ma definire gli
standard e assicurarsi che
tutti li rispettino
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