Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2013 - page 45

CIVILTÀ DEL LAVORO
IV • V - 2013
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INCHIESTA
Il digitale è la vera rivoluzione copernicana del secondo millennio
STRUMENTO
INDISPENSABILE
PER LA
CRESCITA
di Marco Boglione, Presidente BasicNet
grado di competere con chi fa lo stesso mestiere dall’al-
tra parte del mondo.
Negli ultimi 12 mesi l’Italia è precipitata dal già poco ras-
sicurante 38esimo al 57esimo posto. C’è di che scoraggiar-
si e non tanto – o non solo – paragonando l’immobilismo
italiano al dinamismo di paesi dell’Eurozona quali Finlan-
dia (5°), Svezia (9°) e Germania (17°). Mercati lontani e
insospettabili ci hanno ormai
raggiunti e sorpassati.
In un anno le Filippine hanno
guadagnato 25 posizioni (dalla
46° alla 21°), mentre noi ne
perdevamo 19 e nello stesso
periodo il Venezuela è risalito
dall’ultimo al 35° posto.
In questa partita globale di di-
namismo e competitività, il
digitale non è un’urgenza: è
uno strumento indispensabi-
le per la crescita del Paese e
delle aziende da quasi 20 an-
ni. Già il secondo governo Ber-
lusconi, in tema di istruzione,
nel 2001 indicava nelle “tre i”
una via obbligata: Internet, Im-
presa, Inglese. E già nel 1994
BasicNet – gruppo di cui sono
fondatore e presidente – rina-
sceva dalle ceneri del vecchio Maglificio Calzificio Torine-
se con gli stessi tre imperativi: Internet, Impresa, Inglese.
Inglese è stata da subito la lingua ufficiale del gruppo. Im-
prenditori sono stati da subito i nostri partner-licenziatari.
E Internet è l’unico protocollo di trasmissione-dati con il
quale abbiamo sempre comunicato tra noi e con il resto
»
L’AGENDA DIGITALE ITALIANA
– istituita dal
governo Monti nel marzo 2012, confermata dall’esecuti-
vo Letta e incentrata sulla digitalizzazione di settori cru-
ciali (dalla sanità alla giustizia, dalla pubblica amministra-
zione ai pagamenti elettronici) – invita a una riflessione
che porta a conclusioni contrastanti, fin dal nome del de-
creto: “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”.
Che il digitale sia una misura
urgente è vero. Che lo sia da
un anno, o poco più, è assolu-
tamente falso. La recente sco-
perta da parte della politica di
questa “urgenza” – come di
molte altre – spiega perché
l’Italia si trovi al 42esimo po-
sto in termini di competitività
economica (fonte: World Eco-
nomic Forum, Ginevra) contro
il primo posto della Svizzera.
Su scala 7, il nostro indice di
competitività è di 4,46 pun-
ti: un coefficiente inferiore a
Panama, Portorico, Malesia e
Thailandia. Se la competitività
italiana non gode buona salu-
te, il nostro Paese se la cava
ancor peggio in quanto a di-
namismo globale, indice cal-
colato ogni anno combinando fattori imprescindibili alla
crescita dei mercati, tra cui la stabilità politica e il quadro
normativo (fonte: Grant Thornton International).
La politica detta le regole, cioè fa la regia. Gli imprendi-
tori giocano la partita: si cimentano con il mercato, il ca-
pitale e il rischio. Ma per vincere devono essere messi in
copertina 1...,35,36,37,38,39,40,41,42,43,44 46,47,48,49,50,51,52,53,54,55,...copertina 4
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