Civiltà del Lavoro, n. 1/2013 - page 27

CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2013
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INCHIESTA
glia proprietaria, unita alla scarsa managerializzazione e
a un problema di natura culturale di “personalizzazione”
dell’azienda, che gli imprenditori in molti casi hanno crea-
to, hanno visto svilupparsi nel tempo e dalla quale non
hanno alcuna intenzione di separarsi, rappresentano sen-
za dubbio un freno all’attività di private equity nelle pmi.
Che ruolo hanno le associazioni imprenditoriali nel dif-
fondere una maggiore sensibilità verso questi temi?
Le associazioni hanno un ruolo che gli è riconosciuto sto-
ricamente. A partire da Confindustria, nata per gestire il
contratto di lavoro con i metalmeccanici, fino alle asso-
ciazioni come Aifi, il ruolo è gestire i rapporti con le isti-
tuzioni e farsi portavoce di tante singole voci, quelle de-
gli associati.
Negli anni Aifi ha portato avanti le richieste dei soci ed è
riuscita a vincere molte battaglie in campo normativo e
fiscale. In più l’associazione ha un ruolo anche sulla diffu-
sione della cultura del private equity e del venture capi-
tal. I convegni, i corsi, gli incontri e la partecipazione a in-
contri pubblici per parlare e raccontare quello che i fondi
fanno, come si muovono, qual è la loro strategia, servono
a diffondere la conoscenza su questi strumenti di finanza
alternativa altrimenti spesso ignorati.
Aifi è tra i promotori del progetto “Più Borsa”, nato
per l’appunto per promuovere la quotazione in Borsa
delle piccole e medie imprese. Quali sono le differen-
ze con il “Progetto Élite” di Borsa Italiana?
Il progetto “Più Borsa” vuole aiutare le tante pmi del Pae-
se a crescere e a diventare più grandi e competitive at-
traverso la quotazione in Borsa. Gli organismi coinvolti,
tra cui anche Aifi, si impegnano a svolgere alcune delle
attività elencate nel memorandum d’intesa per avvicina-
re le aziende al percorso che porta alla quotazione. Tra le
varie attività, che possono essere di education o di scou-
ting, Borsa Italiana ha lanciato il “Progetto Élite”, ideato
come percorso finalizzato ad aggregare imprese che ab-
biano track record positivi e credibili progetti di crescita,
per facilitarne il cambiamento culturale, organizzativo e
manageriale, in ultima analisi agevolandone la quotazione.
Il fiorire di queste iniziative è, forse, spia del fatto che
si teme che l’erogazione del credito bancario non tor-
nerà più ai livelli pre-crisi?
La nascita di queste iniziative vuole essere un aiuto alle
imprese, oltre agli strumenti tradizionali. Non vogliamo
sostituirci, ma aggiungerci a chi già supporta le aziende
in fasi delicate come quelle della quotazione. L’imprendi-
tore ha bisogno di essere guidato in percorsi nuovi in cui
si sente poco sicuro perché completamente assorto dalla
vita quotidiana della sua azienda. Entrare in Borsa signi-
fica varcare una nuova soglia, spesso mai presa in consi-
derazione per paura di ciò che può significare. Molte im-
prese non si quotano per paura di cambiare, non sapendo
però che il cambiamento porta ricchezza, crescita e inter-
nazionalizzazione. Ecco perché questi progetti sono im-
portanti, perché aiutano a superare queste paure.
(s.t.)
Innocenzo Cipolletta
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