Civiltà del Lavoro, n. 1/2014 - page 43

CIVILTÀ DEL LAVORO
I - 2014
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INCHIESTA
nel novembre 2013. Sulla co-
sta orientale degli Stati Uni-
ti il prezzo è poco sopra i 3
$US/MBtu, in Europa tra 10
e 11 $US/MBtu, mentre in
Oriente e in Sudamerica su-
pera ì 15 $US.
È chiaro che in questo mo-
mento altre aree del piane-
ta hanno maggiore forza at-
trattiva per le navi gasiere e
questo spiega anche il par-
ziale sottoutilizzo dei rigassi-
ficatori spagnoli, ma sarebbe
un errore strategico non pro-
seguire nella realizzazione di
nuove piattaforme di rigas-
sificazione. Vorrebbe dire ri-
nunciare a candidare l’Euro-
pa, e l’Italia, come hub del
gas, una piattaforma aperta
che può intercettare flussi di-
versi e le mutevoli condizioni dei mercati.
Purtroppo scelte ideologiche (o in altri casi l’incapaci-
tà di scegliere) sembrano privare l’Italia della possibili-
tà di avere un numero adeguato di punti di ingresso di
Lng. Probabilmente avremo modo in futuro di pentirci
di questo, così come l’Europa potrà pentirsi della “mes-
sa al bando” che sembra profilarsi per lo “shale gas” (il
gas estratto da scisti), che sta modificando radicalmente
le logiche del mercato mondiale e che sta consolidando
la ripresa americana.
Ma in tema di energia le scelte miopi non sono una no-
vità. Come considerare altrimenti quello che è successo
nel nostro Paese in tema di contributi alle fonti di energia
rinnovabile? La crescita vertiginosa del costo dei finanzia-
menti concessi alle rinnovabili, socializzato attraverso la
componente A3 caricata sui consumi elettici, discende da
un meccanismo che non ha paragoni in Europa e che è
sfuggito a ogni ragionevolezza. Abbiamo strapagato que-
ste installazioni, accumulando oneri pesantissimi che re-
steranno per molti anni.
Oggi le componenti fiscali e parafiscali (cioè le quote non
di mercato) pesano per più della metà sul costo dell’e-
nergia pagato da un’impresa. Solo recentemente in Ita-
lia si sono introdotte riduzioni del gravame a carico delle
imprese energivore, come parziale riequilibrio della loro
competitività. Purtroppo, però, per la graduazione delle
riduzioni riconosciute si sono adottati criteri non idonei a
individuare correttamente il
peso dei costi energetici sui
costi di produzione. Le azien-
de ceramiche, pertanto, non
vedono riconosciuta corretta-
mente la perdita di competi-
tività legata all’impossibilità
di passare a valle, nei mer-
cati internazionali, i maggiori
costi indotti. Ma anche sulla
quota commodity della bollet-
ta elettrica le cose non vanno
benissimo, il prezzo all’ingros-
so che si forma nella borsa
italiana si mantiene da an-
ni sensibilmente al di sopra
delle altre piattaforme euro-
pee, consolidando quindi una
situazione di svantaggio per
le nostre imprese.
Il disegno complessivo del
mercato elettrico italiano, deli-
neato ormai diversi anni fa dal decreto Bersani, è forse in
affanno. Le dinamiche di questo mercato sono infatti oggi
condizionate da obiettivi elementi di novità. La produzione
elettrica da fonti rinnovabili, che ha ormai superato il 30%
dell’energia dispacciata, oltre a godere di incentivi, sfug-
ge al dispacciamento di merito economico. Le dinamiche
competitive del mercato elettrico sono pertanto falsate,
non c’è equilibrio tra offerte, né un’adeguata responsa-
bilizzazione rispetto ai costi generati al sistema per il di-
spacciamento delle diverse fonti e per i servizi ancillari.
La sfida, quindi, è quella di definire un nuovo disegno di
mercato nel quale le nuove forme di generazione siano
integrate con quella termoelettrica, secondo logiche di
funzionamento efficiente e di mercato.
Ennio Manuzzi è stato nominato Cavaliere del Lavoro
nel 2007. È a capo di Ceramica Sant’Agostino, fondata
dal padre nel 1964. In oltre trent’anni di presidenza
è riuscito a sviluppare l’azienda fino a farla diventare
una delle più importanti realtà produttive nel settore
in Italia e all'estero con il 65% del fatturato.
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