Civiltà del Lavoro, n. 1/2014 - page 39

CIVILTÀ DEL LAVORO
I - 2014
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INCHIESTA
tre volte: da 133 a 422 mi-
liardi di euro, oltre il 3% del
prodotto interno lordo, e su-
periori ai 332 miliardi di in-
teressi sui debiti europei.
Tra il 2005 e il 2012 l’indi-
ce dei prezzi dell’elettrici-
tà nell’industria europea è
aumentato del 38%, contro
un calo negli Stati Uniti del
4%. Ancor più impressio-
nante è il gap nel metano,
rispettivamente con +35%
e -66%. I prezzi dell’elettri-
cità in Europa sono oggi due
volte quelli americani, quel-
li del gas 3-4 volte. Morale:
molte imprese americane
stanno rientrando a casa,
mentre molte imprese euro-
pee stanno delocalizzando oltre Atlantico. E le cose sono
destinate a peggiorare.
I prezzi europei, a dire della Commissione, dovrebbero lie-
vitare sino al 2020 per poi “flettere leggermente” grazie,
a suo dire, all’ulteriore penetrazione delle rinnovabili che,
a ben vedere, di quegli aumenti sono la principale causa.
Il distacco dai prezzi americani aumenterà ulteriormente,
potendosi escludere da noi un qualsiasi effetto “shale gas”.
In Italia abbiamo il problema degli alti incentivi alle
energie rinnovabili che dovrebbero essere “rimodu-
lati”. Che margini realistici ci sono per ridurli?
I margini sono ristretti. Il danno enorme è stato già com-
piuto. Chiudere la stalla con i buoi già scappati mi sembra
praticamente impossibile, anche se sarebbe necessario.
Accampare i diritti acquisiti è strumentale. Se le pensio-
ni sono state riviste e ridotte (ed erano diritti acquisiti di
ancor maggiore rilevanza), penso lo si possa fare anche
con incentivi che vanno a vantaggio di pochi e a detri-
mento di tutti.
Un altro tema controver-
so riguarda le esplorazio-
ni di idrocarburi nel Nord
Italia e nell’Alto Adriatico.
Si dice ci siano riserve per
100 miliardi di euro, ma
le resistenze ambientali-
ste e territoriali sono for-
tissime. Sarà possibile ri-
prendere le esplorazioni?
Non so se sarà possibile. Di-
co che sarebbe suicida non
farlo, pur nel rispetto di tut-
te le regole ambientali che
sono da noi, anche qui, tra
le più severe. La scelta è se
ridurre o no le importazio-
ni. Se preferire di trasferi-
re all’estero 4-5 miliardi di
euro che si potrebbero rispar-
miare aumentando lo sfruttamento delle risorse di cui di-
sponiamo o destinare queste risorse alla crescita interna,
agli investimenti, all’occupazione.
Sinora l’attenzione si è concentrata sull’energia elet-
trica, ma sono possibili risparmi anche in altri setto-
ri, come il traffico, l’edilizia e l’industria. Che sugge-
rimenti darebbe al nuovo governo per realizzare un
piano energetico complessivo?
Parlare di piano energetico nazionale non mi sembra sia
foriero di successo, visti i colossali fallimenti del passato.
Altro è fissare pochi, selettivi, qualificanti obiettivi verso cui
far convergere le scelte che si dovrebbero intraprendere,
sapendo che il mercato energetico è oggi, diversamente
da un tempo, un mercato liberalizzato; che non vi sono
più, come in passato, imprese pubbliche chiamate a dar
seguito alle scelte politiche; che a decidere, infine, sono
soggetti privati, che lo fanno nel loro interesse particolare.
Come conciliare interessi privati e interessi pubblici è il
compito da risolvere.
(p.m.)
Alberto Clò
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