Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2014 - page 73

CIVILTÀ DEL LAVORO
IV • V - 2014
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DOSSIER
attorno a questa filiera: macchine agricole, sistemi di trat-
tamento e di conservazioni degli alimenti, macchine per
il packaging. L’Expo rappresenta giocoforza una grande
occasione di promozione per l’intera filiera.
Non dimentichiamo poi l’impatto sul turismo: le stime più
contenute parlano di circa 10 milioni di visitatori attesi,
di cui soltanto un milione e mezzo dalla Cina. È eviden-
te che si tratta di un’occasione unica, un’importantissima
iniezione di energia per la nostra economia.
Come Ice ci stiamo focalizzando su un segmento preciso,
gli operatori professionali. Credo ci siano buone premesse:
ben quindici province cinesi che parteciperanno ad Expo,
ad esempio, ci hanno chiesto di essere accompagnate con
le loro delegazioni imprenditoriali e i loro rappresentanti
presso i distretti dell’eccellenza agroalimentare italiana.
Archiviata definitivamente la soppressione, negli ulti-
mi tre anni l’Ice ha intrapreso un processo di riorganiz-
zazione. Cosa è stato completato, cosa resta da fare?
Siamo ripartiti con una nuova governance. Oggi è molto
più forte il contributo delle imprese nella scelta di come
allocare le risorse per la promozione. Non avrebbe sen-
so, infatti, organizzare iniziative che le aziende non rite-
nessero utili. Si tratta di una rivoluzione copernicana: nes-
sun piano calato dall’alto, ma un meccanismo di puntuale
condivisione dei contenuti. Una volta decisi, su quelli con-
centriamo i nostri sforzi.
Abbiamo poi ampliato il portafoglio degli strumenti pro-
mozionali: prima le fiere la facevano da padrone, oggi
lavoriamo di più sull’e-commerce, sui seminari educati-
vi, sui programmi di co-marketing con la grande distribu-
zione organizzata. Abbiamo inoltre promosso un attento
monitoraggio dei nostri uffici per valutare il grado di sod-
disfazione da parte delle imprese: ovvero, per misurare
se la competenza, la cortesia e la qualità delle risposte
dei nostri dipendenti siano adeguate alle loro aspettative.
Quello che resta da fare è un innesto di risorse aggiun-
tive, specialmente di giovani, in grado di padroneggiare
anche i nuovi strumenti digitali. E ancora, sarebbe impor-
tante che venissero semplificate le procedure burocrati-
che, che assorbono il tempo di molte persone che potreb-
bero invece essere assegnate alle attività di promozione.
Se dipendesse da lei, di quanti giovani avrebbe bi-
sogno?
Una cinquantina. Con una formazione giuridica o econo-
mica relativa ai temi dell’internazionalizzazione, che par-
lino almeno due lingue e che, possibilmente, abbiano fat-
to un'esperienza di lavoro in azienda.
Silvia Tartamella
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