Civiltà del Lavoro, n. 1/2015 - page 74

INTERVENTO
CIVILTÀ DEL LAVORO
I - 2015
74
HO LASCIATO
la Corte Costituzionale nel 2009,
dopo aver provato tutti i “mestieri” del diritto: magistrato,
avvocato, docente universitario. Ma non ho finito di lavorare
e di imparare: ho fatto in questi ultimi anni esperienze
straordinariamente interessanti e talvolta “scioccanti”
esaminando il tema della corruzione nella sanità, negli
appalti (in particolare nella vicenda Expo), nel mercato
globale relativo alla difesa.
Questi impegni professionali mi hanno fatto riflettere con
preoccupazione su come funzionino le cose in Italia e su
due “regole” in particolare, dalle quali è nata l’idea di
scrivere “L’elogio della dignità”. La prima la definirei così:
l’Italia non è il Paese dei posti a sedere ma il Paese dei
sederi a posto, nel senso che le poltrone sono, purtroppo,
create troppo spesso ad hoc per chi vi deve sedere; la
seconda riguarda più da vicino l’argomento del libro: in
Italia capita sovente che per diventare un dignitario, cioè
una persona che ricopre una carica e un ruolo sociale,
bisogna smettere di essere dignitoso.
La domanda di fondo è: perché parlare di dignità? Che cos’è
la dignità? Mi sono reso conto che noi dibattiamo moltissimo
della dignità e ne parliamo in chiave negativa, per esempio
come indignazione, ma cosa vuol dire realmente dignità?
Abbiamo bisogno di riflettere in chiave positiva per capire
che cos’è la dignità, concetto che viaggia in parallelo a
quello di libertà.
Sul tema della libertà molto è stato scritto e io stesso
ho iniziato la mia esperienza accademica dedicando ad
essa una voce della “Enciclopedia del Diritto”, ma meno
si è discusso di dignità. La prima immagine che mi è
venuta in mente è quella di un ponte che lega il passato, il
presente e il futuro dell’uomo. È un ponte legato al passato
perché di dignità si è sempre parlato: è stata teorizzata
dai Greci, dai Romani, è stata al centro della riflessione nel
corso dell’Illuminismo e nel passaggio all’epoca moderna,
arrivando a caratterizzare le costituzioni nazionali così
come le carte sovranazionali dei diritti. Per chi è cattolico
la dignità esprime l’identificazione col Creatore perché
l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio; per il
non credente è fondamentale la massima kantiana per
UNA
FIACCOLA
ATTRAVERSO I
SECOLI
di Giovanni Maria Flick, Presidente emerito della Corte Costituzionale
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