Civiltà del Lavoro, n. 1/2015 - page 67

CIVILTÀ DEL LAVORO
i - 2015
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FOCUS
ditore e l’azienda devono infatti interfacciarsi con molte-
plici individui e condizioni che sono “portatori di interessi”
differenti: i dipendenti dell’azienda, i fornitori, la cliente-
la, le istituzioni più prossime, l’impatto sull’ambiente cir-
costante, l’acquisto di materie prime, la salute garantita
sui luoghi di lavoro (solo per citare alcuni tra gli aspet-
ti più rilevanti).
Di conseguenza diventa davvero arduo scindere rigida-
mente da una parte gli obiettivi di business e dall’altra la
rappresentazione esterna di essere un’impresa “respon-
sabile”. I due elementi non riguardano più mondi oppo-
sti, ma vanno letti e soprattutto praticati quotidianamen-
te come un tutt’uno.
Per chiarire quanto sia importante conciliare le strategie
aziendali con i bisogni della società, vorrei introdurre un
altro termine che ritengo decisivo: “prossimità”. Possia-
mo vederlo applicato a molteplici aspetti del nostro me-
stiere. Certo, dobbiamo essere vicini alle esigenze della
nostra clientela. Ma questo, mi sia permesso dire, è scon-
tato. Prossimità vuol dire conoscere i territori in cui sia-
mo radicati, saper distinguere e valorizzare le varietà del
tessuto produttivo del nostro Paese, così profonde, varie-
gate, fondate sull’eccellenza artigianale e sulla tradizione.
Intesa Sanpaolo è un grande gruppo di dimensioni euro-
pee che sa toccare le leve profonde della crescita del Pae-
se in tutte le regioni in cui si trova. Oltre alla caratteristi-
ca di banca territoriale, la vicinanza con i nostri clienti de-
ve tuttavia trovare una ricaduta immediatamente effica-
ce anche sul fronte dei servizi che offriamo. E su questo
fronte essere “prossimi” alle imprese comporta la nostra
presenza nei principali hub finanziari del mondo.
Per tale ragione abbiamo costruito nel tempo una presen-
za selettiva nel “retail banking” nei paesi del Centro-Est
Europa e nel Medio Oriente e Nord Africa con otto, quat-
tro milioni di clienti e circa 1.400 filiali in 12 paesi, men-
tre la nostra rete internazionale dedicata alle imprese cor-
porate si dirama in 29 Paesi per sostenere le attività della
clientela corporate all’estero.
»
NEGLI ULTIMI ANNI
il dibattito su quale sia il fi-
ne sociale dell’impresa ha cambiato radicalmente punto di
vista. Il concetto di “sostenibilità” come tradizionalmente
inteso ancora fino ai primi anni del Duemila si è rivelato
non più soddisfacente. Potremmo quasi avanzare l’affer-
mazione che la corporate social resposibility, interpretata
come l’immagine puramente “filantropica” che l’impre-
sa intende dare all’esterno, non corrisponda più alle reali
necessità delle aziende che operano su mercati interna-
zionali e verso consumatori sempre più consapevoli del-
la loro identità e dei loro diritti.
Abbiamo ormai ben chiaro che il conseguimento del pro-
fitto economico sia semplicemente il primo, fondamentale
tassello che l’impresa deve collocare all’interno di un mo-
saico che, in realtà, è molto più complesso e sfaccettato.
Ogni giorno, in ogni ambito della sua esistenza, l’impren-
CREARE
VALORE
CONDIVISO
di Gaetano Miccichè, Direttore Generale Intesa Sanpaolo
Il concetto su cui si fonda il modello di sostenibilità di Intesa Sanpaolo
Gaetano Miccichè
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