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CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2013
INTERVISTA
zazione e alla organizzazione dell’Istituzione. Lasciai per-
ché penso che nelle cariche pubbliche sia necessario un
ricambio frequente, ma fui richiamato poi nel 2000 per
organizzare una Galleria d’Arte Moderna e Contempora-
nea a Bergamo e da lì nacque la GAMeC, che oggi rap-
presenta un esempio forse unico in Italia di fruttuoso con-
nubio fra pubblico e privato. Ancora oggi la presiedo, ma
proprio per le ragioni del ricambio dette prima, intende-
rei presto lasciarla.
Negli anni Ottanta è stato l’inventore di un brevetto
che ha migliorato le condizioni di lavoro dei suoi di-
pendenti. In cosa consisteva esattamente?
La Scaglia Spa, l’azienda allora più importante del grup-
po, produceva accessori tessili e la crisi nel campo appun-
to del tessile
cominciava a
farsi sentire
ed ero quin-
di alla ricer-
ca disperata
di un prodot-
to possibil-
mente com-
patibile con i
mezzi di pro-
duzione e/o
la rete com-
merciale esi-
stente. Ten-
tammo con
le racchette
da tennis, i bastoncini da sci, i boma per i windsurf.
Eravamo allora all’uscita della legge 626 che limitava al
personale femminile il maneggio di pesi superiori a un
certo limite. Mi misi allora al tavolo con il responsabi-
le dell’ufficio tecnico e assieme decidemmo di studiare
un’apparecchiatura, la più agile possibile, che permettesse
di sollevare pesi anche notevoli, sgravando quindi l’ope-
ratore dalla fatica relativa, lasciandogli però la possibilità
di guidare nello spazio gli oggetti bilanciandone il peso.
Nacque così il “Liftronic”, bilanciatore elettro-meccanico
di carichi, che ha trovato le applicazioni più disparate an-
che, per esempio, nel campo automobilistico.
•
Dopo qualche giorno di riflessioni e di incontri con spe-
cialisti del settore, diedi la mia risposta affermativa. Vidi
che la Goodyear era scoperta in Italia per gli articoli tec-
nici ed era l’unica produttrice, insieme a Uniroyal, delle
cinghie dentate, una novità brevettata che permetteva
la trasmissione positiva del moto. Scrissi, mi recai negli
Stati Uniti e conclusi un accordo con il quale Goodyear ci
concedeva l’agenzia di vendita per le cinghie in Italia e il
know how per fabbricare le pulegge dentate.
Questa fu la nascita della SIT, che poi con passi successi-
vi si è internazionalizzata creando filiali all’estero in Ger-
mania, Francia, Svizzera, Spagna, Stati Uniti e Cina e ora
è l’azienda più grande del gruppo.
Come è nata la passione per l’arte e come la coltiva?
Come sia na-
ta in me la
passione per
l’arte non sa-
prei proprio
dirlo. Nes-
suno infat-
ti in famiglia
la coltivava,
ma ricordo
che già du-
rante la se-
conda guer-
ra mondiale,
a Brembilla,
bambino an-
davo in sta-
bilimento a prelevare tavolette di compensato che veni-
vano usate nella fabbricazione dei rocchetti in legno per
la torcitura e mi divertivo a dipingervi quadri ad olio, as-
solutamente da autodidatta. Ancora ne conservo un gran
numero. Smisi poi quando crebbe il senso critico e mi re-
si conto della povertà dei miei risultati. Rimase però la
passione, che alimentai prima con lo studio e poi con il
collezionismo. Questa frequentazione mi permise di co-
noscere a fondo anche il mondo dei musei, e così venni
chiamato a presiedere l’Accademia Carrara di Bergamo
nel 1980, ove successi a Carlo Pesenti e lì rimasi per 13
anni, fornendo credo un buon contributo alla moderniz-