Civiltà del Lavoro, n. 1/2013 - page 81

81
INTERVISTA
CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2013
perdere competenze di altissimo livello e molto rare, non
solo in Italia. Quell’operazione per noi è stata strategica
perché abbiamo potuto far partire un centro di ricerca e
sviluppo avanzato nell’ambito dell’Internet degli oggetti,
un insieme di tecnologie hardware e software mirate al-
lo scambio di informazioni e all’interazione fra device in
rete, e che oggi rappresenta il futuro di Internet. Grazie
all’operazione Motorola abbiamo potuto sviluppare nuove
componenti di offerta, altamente innovative e differenzian-
ti, quali ad esempio, le soluzioni di “proximity commer-
ce” e “mobile payments” che vendiamo in tutta Europa.
Da operaio a imprenditore. La sua storia professionale
piace molto perché sa di un cammino dove ogni pas-
so è stato conquistato con lavoro e dedizione. Cosa le
piace ricordare di ciascuna fase?
Credo di essere stato molto fortunato, perché ho avuto
l’opportunità di trasformare un sogno in realtà. La mia
intera storia
professiona-
le si basa su
una grande
passione per
la tecnologia
e sulla voglia
di affrontare
ogni giorno
sfide diver-
se. Con que-
ste caratteri-
stiche il solo
sbocco pos-
sibile era fa-
re l’impren-
ditore. Prima
o poi ci sarei
arrivato, era
solo questio-
ne di tempo. Certo, lasciare un posto fisso per tentare un
avventura in proprio è sempre un passaggio decisivo per
chiunque, ma nel mio caso mi ha aiutato molto avere al
mio fianco una moglie e una famiglia che mi hanno sup-
portato sempre e che hanno condiviso con me questo pro-
getto, passo dopo passo. Vedere oggi entrambi i miei figli
impegnati nel far crescere Reply con la mia stessa pas-
sione è una delle mie più grandi soddisfazioni imprendi-
toriali e personali.
ficoltà occupazionale come l’attuale, una opportunità in-
novativa di lavoro on line.
Per questo nel 2011 abbiamo rilasciato una piattaforma
– Starbytes.it – su cui si è già aggregata una community
interamente italiana formata da oltre 40.000 designer e
sviluppatori e che rappresenta un punto d’incontro diretto
e senza intermediazioni fra domanda e offerta.
L’azienda è molto cresciuta all’estero e oggi è una realtà
riconosciuta a livello europeo. L’Ict potrebbe aggiun-
gersi, secondo lei, ai classici settori del made in italy?
Reply è nata nel 1996 e per i primi anni della sua storia si
è sviluppata principalmente all’interno dei confini italiani.
A partire dal 2005 abbiamo portato avanti un progetto di
crescita all’estero con l’obiettivo di fare del nostro gruppo
un network internazionale di “boutique” altamente spe-
cializzate sulle nuove tecnologie.
Oggi siamo presenti in Germania, Inghilterra, Paesi Bas-
si, Stati Uniti e
Brasile, dove
competiamo
con i principa-
li gruppi inter-
nazionali. Devo
però ammette-
re che partire
dall’Italia non
rappresenta un
vantaggio per
chi opera nel
nostro settore.
In generale,
l’Europa fatica
a riconoscere
alle imprese
Italiane il ruo-
lo di innovato-
re, molte volte
purtroppo anche a ragione. Anche in Italia abbiamo delle
eccellenze in questo settore, ma manca un ecosistema in
grado di valorizzarle e farle emergere: oggi è molto più
difficile creare innovazione in Italia che all’estero, ma in
ogni caso è possibile farlo. Basta volerlo.
Pensiamo al centro ricerche di Torino che abbiamo rileva-
to da Motorola. Quando siamo intervenuti noi, Motorola
stava dismettendo le sue attività di ricerca e c’era il con-
creto rischio, al di là della problematica occupazionale, di
copertina 1...,71,72,73,74,75,76,77,78,79,80 82,83,84,85,86,87,88,89,90,91,...copertina 4
Powered by FlippingBook