Civiltà del Lavoro, n. 1/2014 - page 14

CIVILTÀ DEL LAVORO
I • 2014
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PROBLEMA:
come aumentare la propensione delle
imprese ad assumere non solo i giovani disoccupati, ma
anche i quarantenni e cinquantenni espulsi dal mercato
del lavoro durante gli ultimi cinque anni di crisi? Come
spingere le aziende a premere l’acceleratore della ripresa,
rischiando anche qualche assunzione in più rispetto allo
strettissimo necessario? Risposta: aumentando la flessi-
bilità non solo in entrata, ma
anche in uscita, con il supera-
mento definitivo dell’articolo
18, “compensato” dal varo di
un’indennità universale di di-
soccupazione per tutti coloro
che perdono il posto di lavoro,
la famosa Aspi prevista dal-
la riforma Fornero, che il go-
verno Renzi vuole realizzare
con la legge delega sul rior-
dino delle norme sul merca-
to del lavoro.
È questa la conclusione del
workshop sulla riforma del
mercato del lavoro organiz-
zato dalla Federazione Nazio-
nale dei Cavalieri del Lavoro
lo scorso 13 marzo a Roma, a
Palazzo Colonna. Al workshop hanno partecipato il Pre-
sidente della Federazione Antonio D’Amato, rappresen-
tanti dei nove Gruppi regionali dei Cavalieri del Lavoro e
alcuni politici e docenti esperti della materia: il senatore
Maurizio Sacconi e i professori Michele Tiraboschi ed Em-
manuele Massagli, di cui pubblichiamo una sintesi degli
interventi nelle pagine successive. Moderatore Massimo
Mascini, direttore di “Diario del Lavoro”.
“Apprezziamo la velocità di Renzi, che si sta proponendo
come il primo leader post ideologico del nostro Paese –
ha detto il Presidente Antonio D’Amato – Il premier ha an-
nunciato le sue riforme con chiarezza e decisione, senza
lasciarsi impantanare nella concertazione delle parti so-
ciali, che hanno il diritto di fare le proprie proposte, così
come il governo ha il dovere di decidere. Ciò comporte-
rà anche un cambio di atteg-
giamento e di ritmo da par-
te delle stesse parti sociali. Il
governo deve ora completare
la riforma del mercato del la-
voro. Vanno bene le semplifi-
cazioni sul contratto a tempo
determinato, che è stato por-
tato a 36 mesi senza causali,
e sull’apprendistato per favo-
rire l’inserimento dei giovani
disoccupati.
Così come vanno bene i tagli
all’Irpef e all’Irap, ma queste
misure non saranno sufficienti
a rimettere davvero in moto
il meccanismo delle assunzio-
ni. Né sarà utile per riassor-
bire la disoccupazione dei cin-
quantenni che sono stati espulsi dal mercato del lavoro
in questi anni di crisi”.
Che fare dunque? “Quello che può fare davvero la diffe-
renza – ha proseguito D’Amato – sono le regole, la defi-
nizione del campo da gioco. Anche per ricominciare ad
attrarre investimenti dall’estero, bisogna superare le ri-
gidità e i vincoli che hanno spinto le nostre imprese nei
decenni scorsi a investire massicciamente in tecnologie
tagliare
rigidità
e
vincoli
Ridefinire le regole è quello che può fare davvero la differenza per ricomiciare ad attrarre
investimenti dall'estero. Soltanto riforme incisive potranno aiutare le imprese a rilanciare
l'occupazione non solo per i più giovani, ma anche per coloro che hanno perso il lavoro
in età più matura.
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