Civiltà del Lavoro, n. 3/2014 - page 35

CIVILTÀ DEL LAVORO
III - 2014
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INCHIESTA
Da quel giorno la mia sensibilità per la
tematica dei passaggi generazionali è
cresciuta enormemente e ho quindi
deciso di procedere con urgenza, pri-
ma convincendo i miei fratelli dell’im-
portanza di questi temi, poi avvalen-
domi di persone esperte che potessero
consigliarmi e guidarmi in questo dif-
ficile percorso.
Ho quindi chiesto la collaborazione di
una importante società di consulenza,
The European House Ambrosetti, che
ci ha accompagnato passo dopo passo
nella definizione di un patto di famiglia
propedeutico all’inserimento nel grup-
po dei giovani e alla gestione delle car-
riere delle generazioni che verranno.
PELLEGRINI:
La nostra azienda,
nata nel 1965 come azienda per la ri-
storazione collettiva e oggi presente
sull’intero territorio nazionale, ha su-
bito individuato la sua mission nel ser-
vizio a tutto campo, cioè una serie di
servizi di buona qualità che vanno dal-
la ristorazione alla fornitura di derrate,
dalla distribuzione automatica ai buo-
ni pasto, dalla pulizia alla gestione dei
servizi integrati.
Abbiamo adottato un modello orga-
nizzativo divisionale, ma decisamente
snello e semplificato, concepito per im-
primere maggiore efficacia alla opera-
tività e per garantire il miglior supporto
alle principali funzioni che si confronta-
no giornalmente con i clienti.
In questo contesto organizzativo mia
figlia Valentina ha compiti e ruoli più
creativi e innovativi, mentre io mi ri-
servo ancora lo sviluppo commerciale
e il controllo della gestione operativa.
Certo, il controllo della gestione opera-
tiva sarà l’ultima delle attività che an-
drò a cedere a mia figlia, un po’ per-
ché mi piace il ruolo, un po’ perché è
il ruolo più difficile in cui conta molto
l’esperienza.
Come sono stati scelti gli esponenti
della nuova generazione da inseri-
re in azienda?
BIAGIOTTI:
Siamo alla terza ge-
nerazione Biagiotti. L’azienda venne
fondata da mia madre Delia nei primi
anni ’60, durante il boom dell’Alta Mo-
da romana, della “Hollywood sul Teve-
re”, dove le star internazionali si dava-
no appuntamento nelle grandi case di
moda per indossare meravigliosi abiti,
primi testimonial del Made in Italy. Io
ero iscritta a quell’epoca alla Sapienza
e studiavo lettere antiche con indirizzo
di specializzazione in Archeologia Cri-
stiana. Essendo figlia unica ho scelto
di aiutare mia madre nella sua attivi-
tà, ricevendo da lei l’insegnamento più
importante: “la religione del lavoro”.
Oggi assieme a mia figlia Lavinia, ve-
ra “tedofora” del domani Biagiotti, mi
sento di rappresentare quel nucleo di
famiglia italiana, che ha saputo creare
grandi e piccole dinastie imprendito-
riali con l’obiettivo costante dell’amore
per il bello, la vocazione a considera-
re il proprio mestiere come una vera e
propria forma d’arte, una religione del
“ben fare” italiano.
BOLAFFI:
Per quanto relativo al
mio caso, la scelta si è limitata al pri-
mogenito dal momento che - e la co-
sa mi è dispiaciuta - il suo fratello ca-
detto Nicola Alberto, terminati gli studi
universitari, si è dedicato allo sport a li-
vello professionistico, affiancando sin
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Gino Lunelli (al centro) e due generazioni della famiglia
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