Civiltà del Lavoro, n. 3/2014 - page 31

CIVILTÀ DEL LAVORO
III - 2014
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INCHIESTA
Con 12 aziende bicentenarie associate l’Italia è, con la
Francia, il Paese con la più alta rappresentanza nell’As-
sociazione. C’è una particolarità che contraddistingue
le nostre imprese per cui sono così longeve?
Oggi le aziende italiane che fanno parte del club sono
12, ma ne esisteranno sicuramente altre che hanno i re-
quisiti. Il numero non è una precisa fotografia di quante
aziende ultracentenarie esistano in un paese, il loro nu-
mero dipende anche dalla ricerca che viene fatta. Quello
che ci tengo a mettere in evidenza è che si tratta di tutte
persone normali, con mogli e figli normali.
I valori che contraddistinguono le aziende sono senza
dubbio l’unione, la parsimonia, il sapersi rinnovare, l’a-
more per il proprio territorio e per la tradizione, le regole
di successione, e poi aggiungo anche la fortuna, che dà
una bella mano agli audaci.
È molto importante darsi da fare, ma la fortuna è fonda-
mentale.
Se non si ha la fortuna di nascere in una famiglia in cui
qualcuno ha avuto una buona intuizione e ha dato vita
ad un’impresa, se non si ha avuto la fortuna di avere dei
figli cui tramandare la propria attività, o l’opportunità di
fare un viaggio che ha cambiato il corso delle cose, que-
ste aziende non avrebbero avuto tanto successo da esse-
re ancora sul mercato.
Cosa sarebbe stato della carriera di Ferragamo, se non fos-
se partito per l’America? La prestigiosa azienda fiorentina
non è “Henokien” ma ha ricevuto il premio Leonardo Da
Vinci a Parigi nel settembre 2011, durante la prima edi-
zione della manifestazione, nel trentennale della fonda-
zione di “Les Hénokiens”. La longevità dipende molto da
una serie di errori non fatti, non c’è bisogno di fare tante
cose, basta sbagliarne poche.
Come vengono percepite all’estero le imprese italiane?
Le imprese italiane vengono apprezzate soprattutto in al-
cuni settori, che sono quelli della creatività noti in tutto il
mondo come made in Italy. Senza dubbio le imprese te-
desche vengono percepite come più affidabili e solide, ma
in alcuni settori, come ad esempio la moda, quelle italia-
ne sono ineguagliabili. L’importante è fare buoni prodotti
al prezzo giusto, essere sempre onesti e avere solidi va-
lori come la spinta all’innovazione, la parsimonia, l’atten-
zione al mercato, una oculata propensione al rischio, ecc.
Si può dire che le aziende “Henokiane” sono aziende
“alla tedesca”, fanno prodotti eccellenti e di qualità, al-
trimenti non resterebbero sul mercato mondiale per se-
coli. Un esempio: la “Beretta Usa Corporation” che ha fat-
to mega contratti con gli Usa per forniture all’esercito di
100.000 pistole.
Con un passato importante e una tradizione secolare,
come si relazionano queste aziende con la realtà eco-
nomica attuale e come guardano al futuro?
È importante valorizzare il passato, ma avere il coraggio
di cambiare, perché i tempi cambiano. I miei nonni, du-
rante l’industrializzazione inglese andarono in Inghilterra
a guardare, studiare, copiare, l’utilizzo di quei macchinari
nuovi e automatizzati. Proprio come fecero i giapponesi
con l’industria tecnologica occidentale molti anni più tardi.
Guardiamo spesso alle future generazioni, sia con i mol-
teplici contatti con le Università sia, dal 2011, con il Pre-
mio Leonardo Da Vinci, nato dall’iniziativa dell’Associa-
zione Les Hénokiens et di Château du Clos Lucé. Questo
riconoscimento rende omaggio alle imprese familiari per
la capacità di conservare e tramandare l’insieme dei va-
lori culturali e del savoir-faire alle future generazioni. 
Chiara Santarelli
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