CIVILTÀ DEL LAVORO
III - 2014
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INCHIESTA
sviluppo, volto a fare del Gruppo Lunel-
li il più grande aggregatore di brand di
eccellenza nel settore del vino italiano.
PELLEGRINI:
Valentina è la mia
unica figlia e ha 32 anni. È entrata in
azienda appena laureata inserendo-
si molto bene. Recentemente è stata
nominata Vice Presidente con compiti
e responsabilità gestionali e commer-
ciali. Questo fatto, sicuramente non se-
condario, mi fa ben sperare che possa
un giorno succedermi con l’aiuto di mio
genero Alessandro Ermolli.
Quali sono state le maggiori criticità
che avete dovuto affrontare in que-
sto processo?
BIAGIOTTI:
Forse la maggiore
criticità l’ha dovuta affrontare proprio
mia figlia Lavinia, poiché entrando in
azienda ha avuto un impatto “duro”,
sentendo la responsabilità di essere
all’altezza della nonna Delia e dei suoi
genitori. L’impronta familiare è molto
importante, è un modo di dare forza
al marchio, di interpretarlo e comuni-
carlo all’esterno. Con la loro freschez-
za e con nuovi punti di riferimento i
giovani sono in grado di interpretare
meglio e più velocemente un mondo
globalizzato in rapidissima e costante
trasformazione.
BOLAFFI:
Inizialmente quella di in-
fondere fiducia nei confronti delle no-
stre scelte professionali che, salvo la
trattazione dell’oro monetario, non so-
no di facile connotazione. Parlare di fi-
lografia, filatelia e numismatica, o an-
che di aste antiquariali, è materia che
non fa parte di nessun percorso didat-
tico e che anche a livello collezionisti-
co è familiare – fatta eccezione per la
filatelia – solo a pochi. Con riferimento
invece al mio primogenito il passaggio
di consegne non è certo stato privo
di criticità. Come già avvenuto nel mio
caso, con mio padre e mio nonno, per
radicate motivazioni di ordine socio-
antropologico, quando un giovane ri-
tiene di avere capacità direttive e do-
ti di comando non accetta facilmente
di rimanere per lungo tempo privo di
una totale autonomia decisionale. Ciò
crea inevitabili scontri, come avviene
fra l’altro in natura, tra vecchio e gio-
vane maschio e, com’è giusto, dopo
qualche “combattimento”, chi lascia il
branco è sempre il maschio più vecchio.
LUNELLI:
Il passaggio dei poteri
dalla seconda alla terza generazione è
stato, per nostra fortuna, molto sempli-
ce ed è stato tale perché c’è sempre
stato inculcato un fortissimo senso di
famiglia e una grande unità e compat-
tezza. Se a questa particolarità, di cui
sono fiero, aggiungiamo le esperien-
ze maturate dai giovani e la loro gran
voglia di fare, si può comprendere co-
me il ricambio sia stato naturalissimo.
La difficoltà maggiore è stata nella crea-
zione di un insieme di regole che desse-
ro da un lato precise garanzie agli azio-
nisti, tramite una politica dei dividendi
condivisa, dall’altro chiare modalità di
creazione della governance aziendale e
infine una forte tutela affinché il gruppo
rimanga sempre a controllo familiare.
Un patto di famiglia è una sorta di
»
Giulio Filippo e Alberto Bolaffi