Civiltà del Lavoro, n. 3/2014 - page 29

CIVILTÀ DEL LAVORO
III - 2014
29
INCHIESTA
Nel 2006, ricordava, sono stati introdotti i Patti di fa-
miglia. A otto anni di distanza qual è il bilancio? Ci
sono aspetti su cui sarebbe opportuno intervenire?
La scarsa applicazione dell’istituto, di cui sono ben consa-
pevoli Governo e forze politiche, ha diverse possibili spie-
gazioni. Vi sono ragioni di carattere per così dire culturale,
dovute probabilmente alla difficoltà di superare il retaggio
di dover operare la scelta di chi, fra gli eredi, dovrà prose-
guire l’attività di impresa e alla stessa scarsa conoscenza
dell’istituto. E, in questo senso, nel 2012 il Notariato in-
sieme a Piccola Industria Confindustria hanno redatto una
guida che illustra la normativa in modo semplice e chia-
ro. Ma vi sono anche ragioni legate alla stessa discipli-
na legale dei Patti, al cui miglioramento, soprattutto nel-
la prospettiva di assicurare una maggiore stabilità degli
accordi, tendono diverse proposte di modifica promosse
dal Consiglio Nazionale del Notariato e che si spera siano
presto tramutate in legge.
Che ruolo riveste oggi il notaio per un’azienda familiare?
Il notaio è presente attivamente nel tessuto economico-
sociale del territorio e accompagna imprese e imprendi-
tori nei momenti fondamentali della loro vita, nelle scel-
te economiche più delicate e importanti: dalla nascita di
un’azienda al suo sviluppo fino allo scioglimento.
Ha un ruolo attivo nel consigliare gli strumenti giuridici
più adatti alle esigenze dell’impresa familiare, le modalità
di organizzazione e gestione dell’azienda, modellandole
sulla base delle concrete necessità della singola impresa,
ma anche nel far comprendere l’importanza di affrontare
per tempo il problema del passaggio generazionale al fi-
ne di salvaguardare la continuità aziendale.
Il notaio può, infatti, aiutare l’imprenditore a trovare la
soluzione più adatta alle proprie esigenze, in modo da
evitare il più possibile il sorgere in seguito di situazioni di
conflittualità fra i diversi interessi coinvolti e garantendo la
sicurezza delle operazioni grazie all’affidabilità dei Pubbli-
ci Registri, che possono esser implementati solo con atti
che abbiano precedentemente subito il filtro del control-
lo di legittimità da parte del pubblico ufficiale.
Dal vostro punto di vista, le aziende familiari italiane
sono poco patrimonializzate?
Sebbene l’aggettivo familiare possa caratterizzare anche
i grandi gruppi industriali, la realtà economica italiana si
basa su una moltitudine di piccole se non piccolissime
imprese in cui l’elemento della scarsa patrimonializzazio-
ne – e le aziende familiari non fanno eccezione – è molto
evidente. Di questa tendenza alla scarsa patrimonializza-
zione è consapevole anche il legislatore, che negli ultimi
anni ha progressivamente ridotto la rilevanza del capita-
le sociale, spostando la tutela dei creditori sul patrimonio
e cercando al contempo di incentivare il ricorso al credito.
In questa prospettiva garantire l’azienda a fronte del ri-
schio di una disgregazione nel passaggio generazionale
appare fondamentale.
Parlando più in generale, gli imprenditori italiani so-
no spesso “accusati” di un eccesso di individualismo. È
ancora così o registrate una crescita di forme di aggre-
gazione (consorzi, ATI, joint venture, reti di imprese)?
La propensione all’eccesso d’individualismo sembra regi-
strare una lieve inversione di tendenza grazie al ricorso
alle nuove forme aggregative: si sta gradualmente affer-
mando l’idea di fare rete fra imprese ed è grazie a que-
sti istituti che iniziano a diffondersi sul territorio, in primis
proprio al contratto di rete, che gli imprenditori mostra-
no di esser sempre più consapevoli del fatto che l’unione
può far realmente la forza.
Maurizio D'Errico
Copertina 1...,19,20,21,22,23,24,25,26,27,28 30,31,32,33,34,35,36,37,38,39,...Copertina 4
Powered by FlippingBook