Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 108

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INTERVISTA
CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
Patrizia Moroso
Industria dell’arredamento – Udine
sperimentazione
senza
confini
Gli anni bolognesi hanno avuto un ruolo determinan-
te nella sua formazione. Ci racconta?
L’arte è sempre stata la mia passione e negli anni Settan-
ta chiunque volesse intraprendere studi artistici sceglieva
Bologna e il Dams, un corso di laurea nuovo e bellissimo,
allora diretto da Umberto Eco. La città era molto efferve-
scente; fra disegnatori, musicisti e gente di teatro i miei
amici erano tutti “creativi” e conobbi molte persone che di
arte vivevano. A quel tempo non immaginavo il mio futu-
ro in azienda, pensavo di fare la gallerista o la curatrice di
mostre lavorando come studiosa del fenomeno artistico.
Alla fine degli anni Settanta, però, arrivò la crisi econo-
mica, emersero i problemi strutturali della piccola e me-
dia impresa italiana, molti mercati – per noi prosperi – si
chiusero, come i paesi arabi, la Francia e gli Stati Uniti. I
miei si trovarono di fronte a una scelta: chiudere o conti-
nuare. Ricordo ancora il giorno in cui mio padre convocò
me e mio fratello. A quel punto mi sentii in dovere quan-
to meno di provare e così accettai di tornare a casa. Con
me portavo quello che avevo imparato a Bologna e la
mia passione per le avanguardie artistiche, oltre al fatto
che essendo cresciuta in una piccola azienda che realiz-
zava imbottiti, il design ha sempre rappresentato per me
una sorta di “lessico famigliare”. Chiesi e ottenni autono-
mia nelle scelte e cominciai dalla cosa più facile, ma for-
se anche più bella: proposi, cioè, a un amico del gruppo
bolognese di realizzare una collezione insieme, qualco-
sa che si distinguesse da quanto allora offriva il mercato.
Lui era Massimo Iosa Ghini, oggi un affermato professio-
nista che lavora con grandi marchi e ha realizzato impor-
tanti catene di negozi fra cui quelli per la Ferrari. All’epo-
ca era uno studente di architettura, disegnava fumetti e
nelle tavole mischiava le sue passioni, dal futurismo ita-
liano allo streamline americano. Faceva parte inoltre del
“Memphis”, un movimento artistico nato a Milano e gui-
dato dal celeberrimo Ettore Sottsass, che insieme allo stu-
dio “Alchimia” di Alessandro Mendini stava rivoluzionan-
do il design funzionalista di matrice scandivano/tedesca.
Di base va detto che l’Italia, e soprattutto Milano, viveva-
no una fase di grande creatività nel design. È in quel clima
Guida la direzione artistica e il design
dell'azienda di famiglia Moroso, che progetta
e realizza divani, poltrone e complementi
d’arredo. I suoi prodotti sono stati esposti nei più
prestigiosi musei e realizza il 70% del fatturato
all’estero.
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