Civiltà del Lavoro, n. 2/2014 - page 18

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CIVILTÀ DEL LAVORO
II • 2014
“Mi risulta difficile capire cosa possiamo rimproverare al-
la Germania – ha affermato Galli – Il fatto di non avere
svolto un ruolo da leader come sostiene l’Economist? For-
se, ma dobbiamo anche comprendere le ragioni dei te-
deschi, che sono terrorizzati dal timore di dover soppor-
tare gli stessi sacrifici fatti a suo tempo per integrare la
Germania dell’Est. E poi c’è da ricordare la mole di aiuti
erogati alla Grecia, pari al 100% del loro Pil. Forse l’aiuto
è arrivato tardi, ma le risorse sono state date. È dunque
sbagliato sedersi al tavolo europeo chiedendo di cambia-
re le regole perché così facendo alimenteremmo nei Pa-
esi più forti la paura che da un momento all’altro avremo
bisogno di aiuto e che a metterci le risorse sia chiamata
la Bce e quindi soprattutto la Germania”.
In questi anni ad essere messa sotto accusa dai Paesi più
fragili, inclusa l’Italia, è stata la politica di austerità dettata
da Berlino, con la quale i tedeschi hanno cercato di proteg-
gersi dai problemi degli altri. Forse qui, sembra suggerire
Galli, l’atteggiamento tedesco è apparso eccessivamente
rigoroso, perché il debito pubblico che oggi graverebbe
sulla Germania a causa della crisi è troppo elevato secon-
do la Cancelliera Merkel, ma corrisponde al debito pub-
blico che l’Italia aveva negli Anni Ottanta. Sarebbe dun-
que necessaria e auspicabile una politica economica più
espansiva da parte dell’Europa, così come hanno fatto gli
Stati Uniti in una situazione del genere, ma “la Germania
non ha interesse a farla, perché ha la piena occupazione
e non sente affatto la crisi”. E in questo si misura proba-
bilmente la carenza di leadership europea della Germania.
Per quel che riguarda l’Italia, la conclusione di Galli è che
occorre interiorizzare il fatto che non si possono risolvere
tutti i problemi facendo leva sul bilancio pubblico.
È bene ricordare infatti che se non ci fosse stato lo scudo
europeo, i mercati finanziari avrebbero considerato l’Ita-
lia ancora più fragile, con tutte le conseguenze speculati-
ve che ne sarebbero derivate.
l
'
europa al centro del convegno nazionale
Alla vigilia dell’inizio della nuova legislatura europea il
tema di quale Europa costruire è di piena attualità. Non
solo perché le elezioni europee sono alle porte, ma so-
prattutto perché nel mondo c’è una crescita instabile dal
punto di vista geopolitico e al tempo stesso l’Occidente
sta perdendo ruolo e centralità sul piano sia economico
che politico. In questo scenario la portata dei problemi
da aggredire, dalla pace e stabilità al perseguimento di
una crescita economica che sia sostenibile da un punto
di vista sociale e ambientale, impone il rafforzamento
di un’Europa più unita politicamente, più forte sul pia-
no competitivo e più efficiente su quello istituzionale.
L’Italia è uno dei grandi paesi fondatori dell’Europa
ed è tuttora una delle grandi realtà manifatturiere del
mondo. L’Italia ha il diritto, e prima ancora il dovere, di
contribuire a costruire la nuova Europa. Ma per poterlo
fare a pieno titolo deve avere l’autorevolezza e la cre-
dibilità di chi sa, innanzitutto e finalmente, affrontare
i suoi vecchi ritardi e contraddizioni mentre propone le
riforme necessarie per restituire all’Europa più compe-
titività e crescita da un lato e dall’altro un nuovo ruolo
nel mondo. Di quale Italia e di quale Europa ci sia biso-
gno per tracciare il nostro futuro è il tema, dunque, che
i Cavalieri del Lavoro intendono discutere a Palermo.
Riformare l’Italia e l’Europa
per competere e crescere
Palermo, 17 Maggio 2014
Teatro Massimo
CONVEGNO NAZIONALE 2014
C
Federazione Nazionale dei
avalieri del Lavoro
copertina 1...,8,9,10,11,12,13,14,15,16,17 19,20,21,22,23,24,25,26,27,28,...copertina 4
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