Civiltà del Lavoro, n. 2/2014 - page 28

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CIVILTÀ DEL LAVORO
II • 2014
CREDO CHE IL DIBATTITO
sull’Europa e sul
ruolo dell’Italia in Europa non possa non essere inquadrato
all’interno di un ragionamento molto più ampio, che abbia
come punto di riferimento non l’ombelico italiano – tan-
to meno quello europeo – ma piuttosto quella che oggi è
la dimensione globale del confronto economico e anche
delle dinamiche dei nuovi equilibri sul piano geopolitico.
Se approcciamo il tema dell’Europa in questa prospettiva,
non c’è dubbio che non possiamo non avere più Europa;
non c’è via di uscita da uno scenario di grandissima ten-
sione politica e di grandissimo conflitto economico senza
un’Europa più forte, più unita e capace anche di disegna-
re e svolgere un ruolo diverso sul piano globale.
Dico questo perché uno dei passaggi più interessanti del
dibattito ha a che fare con la storia recente, che noi ri-
teniamo passata ma non lo è affatto ed è la storia di cui
tutti siamo figli, il Novecento.
Abbiamo il ricordo di ombre terribili che questo secolo ha
prodotto – qualcuno l’ha definito il “secolo breve” ma è
stato tutt’altro che breve – ombre che ritenevamo com-
pletamente passate e invece proiettano nuovamente la
loro immagine spettrale sul nostro futuro anche recente.
Non dimentichiamo che le generazioni dalla fine della Se-
conda Guerra Mondiale ad oggi sono più di una, ma che
UN'
EUROPA
DA
RICOSTRUIRE
di Antonio D'Amato, Presidente Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro
Non c’è via di uscita da uno scenario di grandissima tensione politica e di grandissimo conflitto
economico senza un’Unione più forte e capace di disegnare e svolgere un ruolo diverso
sul piano globale.
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