Civiltà del Lavoro, n. 2/2014 - page 23

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CIVILTÀ DEL LAVORO
II • 2014
che oggi stiamo soffrendo una cifra intorno ai 20 miliardi.
Secondo me questa è una grande opportunità per tutti
quelli che si interessano di economia reale, dove ci sono
anche l’economia bancaria e finanziaria, quest’ultima non
fine a se stessa ma in quanto mezzo per l’economia reale.
Devono prendere molto in considerazione questo fatto.
L’Europa ha formulato meravigliosi piani di grandi reti in-
frastrutturali, prefigurando investimenti enormi per qua-
si 3mila miliardi.
Il problema è che questi soldi non ci sono, per fare tutte
queste opere bisogna avere le risorse finanziarie.
Qui oso auto-citare me stesso e la proposta fatta a suo
tempo con Romano Prodi dell’emissione di 3mila miliardi
di titoli di Stato europei garantiti con 1.000 miliardi di beni
reali, anche perché questi ai tedeschi piacciono.
Tutti voi ricorderete, infatti, che nel 1973 ricevemmo un
prestito dai tedeschi con garanzia aurea che fu pure tra-
sportata in Germania, a quanto sembra. Si può dimostra-
re questa affermazione andando a vedere chi sono stati
i sottoscrittori delle emissioni dei fondi salva Stati e i tas-
si di interesse pagati. Il mercato finanziario mondiale è
pieno di liquidità che sta cercando delle collocazioni di-
versificate e l’Europa non offre dei titoli sufficientemente
appetibili, dei mercati sufficientemente ampi per poter
accedere a queste grandi entità finanziarie.La mia con-
clusione, dunque, è questa: l’Europa è forte, ma la politi-
ca che ha scelto è pericolosissima; l’Italia è un Paese for-
te, ma drammaticamente dualistico, forte nell’economia
d’impresa, terribilmente debole – oserei dire drammati-
camente inefficiente – nell’apparato pubblico. Tant’è vero
che quando si leggono le Raccomandazioni europee, le
considerazioni sul sistema imprenditoriale sono un po’ di
maniera, mentre le Raccomandazioni sul settore pubbli-
co sono molto penetranti e direi anche ultimative, a pro-
posito ad esempio delle lungaggini della giustizia, della
soluzione delle controversie di lavoro, etc. In conclusione
mi autodefinisco un “euro-razionale”.
Credo che l’Europa sia il nostro destino, ma credo anche
che dobbiamo usare tutta la nostra forza per far sì che l’I-
talia intraprenda una via di crescita.
I Padri fondatori dell'Europa: Jean Monnet e Robert Schumann, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi, Luigi Einaudi, Altiero Spinelli
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