Civiltà del Lavoro, n. 2/2014 - page 25

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CIVILTÀ DEL LAVORO
II • 2014
diritti umani, penso solo alla sentenza sul sovraffollamen-
to delle carceri e alle numerosissime sentenze sulla len-
tezza della giustizia italiana; è una Corte che tutela i dirit-
ti di ciascuno contro la prepotenza degli stati sui singoli.
La Corte di Giustizia di Lussemburgo si occupa invece di
concorrenza, di eguaglianza, di funzionamento della giu-
stizia, non solo di funzionamento del mercato, di parità
delle donne, di ambiente, di privacy, di corruzione, di ter-
rorismo, tanti temi di particolarissima attualità.
Questa è la premessa. Secondo passaggio. Nel Trattato di
Lisbona – che ha conglobato, radunato e riorganizzato en-
tro certi limiti quella che era la situazione precedente, so-
prattutto dopo il fallimento del tentativo di dare una Costi-
tuzione all’Europa – ci sono due capisaldi: il primo, quello
che precede, è lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia
che l’Europa deve offrire ai suoi cittadini; il secondo, do-
po lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, è quello del-
la instaurazione del mercato interno, unico ovviamente,
con un’economia sociale e di mercato, nella quale la di-
mensione sociale ha certamente un largo spazio, obietti-
vi di piena occupazione, progresso della società, contrasto
all’esclusione sociale e alla discriminazione, ecc.
C’è un terzo documento molto importante – il nostro mo-
deratore ricordava che ho lavorato per un certo periodo
a questo documento per conto del Governo italiano pri-
ma di andare alla Corte Costituzionale – ed è la Carta dei
Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Si tratta del do-
cumento più aggiornato e più moderno in materia di di-
ritti ed è suddiviso in sei aree importanti: dignità, libertà,
eguaglianza, solidarietà, cittadinanza e giustizia.
È stata approvata a Nizza nel 2000, ma pian piano è di-
ventata importante e cogente, tant’è vero che nel 2007,
con la firma del Trattato di Lisbona entrato poi in vigore
nel 2009, la Carta entra a pieno regime nell’ordinamento
giuridico europeo. Spesso dimentichiamo che questo or-
dinamento europeo ormai è prevalente sull’ordinamento
giuridico nazionale.
Non sto a ricapitolare tutti i passaggi tecnici che hanno
segnato questo percorso, ma oggi abbiamo una realtà del
diritto in Europa molto lontana dall’essere attuata concre-
tamente, ad esempio lo spazio di libertà, sicurezza e giu-
stizia funzionano solo per certi aspetti.
Se chiedete infatti a quelli che viaggiano sui barconi nel
Mediterraneo, che lo attraversano per essere scaricati in
Italia con la speranza di passare il confine e andare in Ger-
mania, vi diranno che loro lo spazio di libertà, sicurezza e
giustizia non lo conoscono un gran che.
Se chiedete ai detenuti di Rebibbia e di “Regina Coeli”,
vi diranno che forse qualcosa c’è. La Corte di Strasbur-
go, che non è collegata formalmente all’Unione ma è in
fondo la stessa cosa, ha condannato l’Italia a risarcire i
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