Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2014 - page 41

CIVILTÀ DEL LAVORO
IV • V - 2014
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INCHIESTA
Le Province avevano un bilancio complessivo di circa
12 miliardi di euro con 60mila dipendenti. C’è la ga-
ranzia che le nuove Province spenderanno di meno?
E come saranno redistribuiti i loro dipendenti?
È in atto la fase di attuazione della legge con la redistri-
buzione delle competenze da parte delle Regioni. Que-
sta fase servirà a capire come le Regioni organizzano le
competenze che erano state delegate alle Province e, di
conseguenza, i dipendenti. Ciò che possiamo assicurare
è che i posti di lavoro restano e che ci saranno risparmi
ingenti dovuti all’efficienza.
Diversi grandi Comuni, da Roma a Napoli fino a Paler-
mo, sono in grave crisi finanziaria anche per la ridu-
zione dei trasferimenti statali. Con la trasformazione
in Aree metropolitane migliorerà la loro condizione
economica?
La nascita delle Città metropolitane, attesa da più di
trent’anni, è una grande opportunità per creare sviluppo
e attrarre investimenti, con benefici per l’intera comuni-
tà. È una sfida che è tutta nelle mani degli amministra-
tori, degli imprenditori e delle forze sociali e intellettuali
delle città. La legge ne definisce l’identità, dimostrare di
saper fare un salto di qualità è loro compito.
Per quanto riguarda i trasferimenti statali, drasticamen-
te calati negli scorsi anni, il Governo ha ripreso con con-
vinzione il percorso di attuazione del federalismo fiscale,
che porta le tasse locali a essere dedicate a finanziare i
servizi locali, e non lo Stato.
Il principio che ci ispira è che a maggiore autonomia de-
ve corrispondere maggiore responsabilità e che ognuno
deve rispondere del modo in cui trasforma in servizi le
tasse dei cittadini.
La riforma del Titolo V ridurrà l’enorme contenzioso
tra Stato e Regioni sulle funzioni concorrenti che og-
gi intasa la Corte Costituzionale?
Certamente andiamo in questa direzione: il testo della rifor-
ma approvato in estate dal Senato prevede la definitiva can-
cellazione delle funzioni concorrenti e il potere per lo Stato
d’intervenire sulle materie che non sono riservate alla sua
esclusiva competenze quando lo richieda la tutela dell’u-
nità della Repubblica o la tutela dell’interesse nazionale. È
un passo avanti molto importante che stabilisce un princi-
pio indiscutibile: i territori devono potersi autogestire, sal-
vo che questo confligga con l’interesse generale del Paese.
Alcuni presidenti di Regione, come Caldoro, sostengo-
no che sarebbe utile ridurre il numero delle Regioni
e il presidente della Corte Costituzionale Tesauro ha
detto che i Costituenti, pensando alle Regioni, forse
ne avevano immaginate di meno. Che possibilità ci
sono di ridurne il numero accorpando le più piccole
per aumentarne l’efficienza?
Il tema degli sprechi emerso in questi anni è stato spes-
so legato a distorsioni nell’interpretare il ruolo politico e
di amministrazione ed è qui che la classe dirigente del
Paese è stata chiamata a cambiare.
C’è una intensa collaborazione del Governo con le Regioni,
a partire dalla definizione dei costi standard in sanità e in
altri campi dei servizi pubblici, per raggiungere obiettivi
di equità ed efficienza. Questo è il lavoro da fare insieme.
La riorganizzazione territoriale è sostenuta da diversi ri-
cercatori italiani, ma le riforme di riordino dello Stato e
degli enti locali che abbiamo approvato o che stiamo ap-
provando sono la base su cui agire.
Quando sarà completato il disegno di riordino dei po-
teri locali?
Al più presto. I nuovi organi di Governo delle province so-
no già stati eletti ed entro il 1° gennaio, come previsto,
entreranno in funzione le città metropolitane.
Per la riforma del Senato ci saranno tempi più lunghi, poi-
ché è la Costituzione a prevedere un meccanismo rafforzato,
a garanzia di tutti i cittadini, e crediamo sia giusto così.
Paolo Mazzanti
Graziano Delrio
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