Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2014 - page 47

CIVILTÀ DEL LAVORO
IV • V - 2014
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INCHIESTA
re le Macroregioni in grandi Enti di pianificazione, di re-
golazione del territorio, di programmazione delle risorse,
di diritti territoriali, di definizione dei livelli essenziali di
assistenza (i cosiddetti Lea) e di livelli essenziali di pre-
stazione (i cosiddetti Lep), di diritti territoriali visto che il
recente Rapporto Svimez ha dimostrato che le differenze
tra Nord e Sud sono ancora grandi e anzi tendono ad au-
mentare con la crisi.
Vanno bene le nuove Province e le Città metropolitane, va
bene il Senato federale, ma il vero tema per aumentare
l’efficienza dei poteri locali è lo scioglimento e la riorga-
nizzazione dei poteri delle Regioni di area larga.
Tornando alle differenze sempre più marcate tra Nord
e Sud, cosa si potrebbe fare per risollevare le sorti del
Meridione?
Ho proposto, per esempio, di utilizzare i fondi strutturali
europei che l’Italia ha difficoltà a spendere per la mano-
vrabilità Irap. Un’Irap non di vantaggio, ma compensativa,
perché noi Regioni meridionali abbiamo le tasse più alte
d’Italia e dovremmo poter utilizzare i fondi europei per
tenere l’Irap uguale alla media nazionale, dando con ciò
un contributo alla competitività delle imprese meridionali.
Questo però l’Europa non ce lo permette, ma lo consen-
te alla Polonia.
Una circostanza che, prima o poi, dovrà essere chiarita
con le istituzioni europee. Per quanto riguarda l’impie-
go dei fondi strutturali, la Campania che ha registrato le
migliori performance per quanto riguarda l’accelerazione
della spesa, anche perché partivamo solo dal 3% e og-
gi siamo oltre il 25%. Ma non possiamo spendere più di
tanto, perché il Patto di stabilità interno ci impedisce di
spendere di più.
Noi comunque abbiamo varato un importante Piano scuo-
la da 850 milioni di fondi europei per ristrutturare aule,
palestre, laboratori scolastici. E i cantieri sono già partiti.
Un grave problema riguarda i rifiuti, soprattutto a Na-
poli. Che iniziative avete avviato?
Il vero grande problema per i rifiuti è Napoli città, perché
in Campania c’è ormai una media di raccolta differenzia-
ta vicina al 50% e siamo fra le prime 5-6 Regioni italiane.
Abbiamo recuperato sulla differenziata in maniera stra-
ordinaria, pur avendo la palla al piede di Napoli, che sta
al 20% e non vuole i termovalorizzatori, non riesce a fa-
re impianti di altro tipo, non riesce a fare la differenziata.
Questo è davvero un problema.
Un altro problema riguarda la bonifica della Terra dei
Fuochi.
Quando abbiamo cominciato ad occuparci della Terra dei
Fuochi nessuno ci ha dato retta fuori dalla Regione. Ho per-
sino chiamato alcuni direttori di giornali nazionali perché
si occupassero dell’argomento. Poi un pentito di camorra
ha parlato e la Terra dei Fuochi è diventato un problema
nazionale. Per fortuna noi ce ne stavamo già occupando
e abbiamo continuato a farlo, con l’individuazione delle
zone più a rischio, l’avvio delle bonifiche, le indagini epi-
demiologiche sulla popolazione e i controlli sui prodotti
agricoli, che sono i più sicuri d’Europa perché nessuno fa
le indagini che facciamo noi.
Purtroppo abbiamo a disposizione solo un quinto delle ri-
sorse necessarie per le bonifiche e quindi dovremo in fu-
turo trovare il resto delle risorse.
La Campania è tra le Regioni dove si voterà nella pros-
sima primavera. Lei si ricandiderà?
Non ho mai posto problemi di ambizioni personali, né di
autocandidature. Noi abbiamo un progetto di governo e ci
misuriamo su quello che abbiamo fatto. Vogliamo essere
giudicati su questo: dati di fatto, cose concrete.
La Regione Campania è presa ad esempio per molte co-
se, nonostante i numerosi e gravi problemi da cui siamo
partiti. La nostra forza è questa esperienza, di cui mi sen-
to protagonista perché l’ho guidata, ma non è detto che
non possa avere altre facce, altri protagonisti. Però tengo,
fermamente e con orgoglio, a mantenere questa linea,
questa strategia che ha dato molto alla Campania e credo
che possa dare molto anche nel prossimo futuro.
(p.m.)
Stefano Caldoro
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