Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2014 - page 43

CIVILTÀ DEL LAVORO
IV • V - 2014
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INCHIESTA
ben sappiamo, nel mondo globalizzato l’economia tende
a territorializzarsi e il massimo del valore aggiunto della
produzione viene garantito dalle fasi del processo indu-
striale, che si compiono dove maggiore è la concentrazio-
ne di conoscenza, di capitale fisico, intellettuale e sociale.
Se l’Italia ha smesso di crescere è anche perché le nostre
più grandi aree urbane hanno sofferto di grandi diseco-
nomie senza avere autorità metropolitane in grado di go-
vernarle e dare soluzione ai problemi. Con la nuova go-
vernance metropolitana tutto ciò potrà essere superato.
C’è chi propone anche una rifondazione delle Regioni,
che dovrebbero essere ridotte di numero e concentra-
te sul ruolo di pianificazione territoriale e program-
mazione economica, con minori compiti amministra-
tivi e di spesa: lei che ne pensa?
In questo momento il nostro Parlamento sta discutendo la
riforma costituzionale, approvata al Senato in prima lettu-
ra. In quella riforma c’è anche un importante ridisegno del
Titolo V della nostra Costituzione, che modifica la riparti-
zione delle competenze tra Stato e Regioni con l’obietti-
vo di superare la competenza concorrente che ha creato
confusione e conflittualità negli ultimi anni.
Credo che una maggiore chiarezza dei ruoli tra ammini-
strazione centrale e regionale aiuterà anche i rapporti tra
Regioni ed enti locali.
In passato, infatti, contendendo a Comuni e Province la
gestione dei servizi e degli interventi sul territorio, spes-
so le Regioni hanno rinunciato a svolgere l’attività di le-
gislazione e regolazione e di coordinamento prevista nel
disegno costituzionale.
Non sono troppi i circa 8mila Comuni? Come è possibile
favorirne l’accorpamento, che oggi è ancora episodico?
Sono impegnata quasi quotidianamente, su tutto il ter-
ritorio nazionale, a sostenere i processi di aggregazione,
cui dedicano le loro energie anche i funzionari dei miei
uffici che accompagnano il processo attuativo della leg-
ge. Dare luogo a casi sperimentali, che dimostrino come
sia possibile avere una amministrazione locale meno co-
stosa e più efficiente attraverso dinamiche cooperative,
è il modo migliore di indurre tutti a imboccare una stra-
da che credo non abbia alternative. Ed è quello che stia-
mo facendo in queste settimane, per esempio in Locride
come in Puglia. Se poi si riuscirà a trovare qualche risorsa
finanziaria di premialità per i Comuni che intraprendono
il percorso, tutto sarà ancora più semplice.
La riorganizzazione dei poteri locali potrà contribuire
alla ripresa economica e alla soluzione dei gravi pro-
blemi del Paese, a cominciare dal dualismo Nord-Sud
che, come ha certificato l’ultimo rapporto Svimez, in
questi anni di crisi si è addirittura ampliato?
La Banca d’Italia ci spiega da anni come il divario di cre-
scita economica tra Nord e Sud abbia molto a che vede-
re con i dislivelli di statualità, con la differente capacità
dell’amministrazione di offrire a cittadini e imprese quei
servizi di cittadinanza che garantiscono coesione socia-
le e sviluppo economico. Non so se una compiuta e am-
biziosa riorganizzazione dei poteri locali potrà colmare il
dualismo storico tra Nord e Sud, ma sono certa che da
una simile prospettiva il Sud abbia da guadagnare molto
più del Nord.
(p.m.)
Roma - Aula Giulio Cesare, sede Assemblea Capitolina
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