Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2014 - page 49

CIVILTÀ DEL LAVORO
IV • V - 2014
49
INCHIESTA
compagnate nella loro crescita. Non si può pensare che
questo sia semplicemente un processo che possa svol-
gersi “de iure” e non “de facto”: basti pensare alle previ-
sioni che stimano che nel 2050 il 70% della popolazione
mondiale si concentrerà nei grandi centri urbani; le Città
metropolitane che oggi vedono la luce dovranno diventa-
re organismi flessibili, capaci di rispondere alle esigenze
dell’economia di scala e dovranno rispondere alle dinami-
che delle grandi conurbazioni, offrendo servizi e risposte.
Non accompagnare questo processo rischia di veder na-
scere enti dal basso costo, ma con ambizioni altrettanto
limitate, cosa che credo nessuno voglia e che soprattut-
to non risponderebbe ai presupposti da cui esse prendo-
no le mosse.
Le nuove Province di secondo livello sono state rin-
novate dai consiglieri dei Comuni che le compongo-
no: quali garanzie ci sono che i nuovi enti spende-
ranno meno e saranno più efficienti delle vecchie
Province elette direttamente dai cittadini?
Il tema è il medesimo. In primo luogo ci sono risparmi
diretti: i consigli provinciali prima avevano un costo, che
ora scompare in quanto i consiglieri appena eletti svolge-
ranno la funzione ma percependo unicamente lo stipen-
dio che già percepivano come amministratori comunali.
Inoltre, il fatto che questa necessaria struttura di governo
dell’area vasta sia composta da amministratori che già par-
tecipano, con la loro azione quotidiana, alla vita della pro-
vincia, mi pare di per sé garanzia che tutti faranno il pos-
sibile per aumentare efficienza e capacità di risposta alle
esigenze dei territori, di cui conoscono problemi e risorse.
Le Province delle grandi città, tra cui Torino, sono
diventate Aree metropolitane e lei è diventato sin-
daco metropolitano: cosa faranno le Aree metropo-
litane e come potranno migliorare la qualità ammi-
nistrativa delle grandi città?
Migliorare la qualità amministrativa è l’obiettivo, la sfi-
da che abbiamo davanti, e la Città metropolitana rappre-
senta un territorio nuovo sul quale lavorare da ammini-
stratori locali.
Sarà necessario studiare le dinamiche, capire i meccani-
smi delle conurbazioni, individuare i percorsi virtuosi nel-
la gestione dei grandi servizi. Un esempio concreto: Tori-
no già da tempo ha avviato processi di gestione allargata
delle filiere dei rifiuti e dei trasporti. La sfida, per usare la
suggestione di poco fa, sarà quella di imparare a “pensa-
re” in termini di territorio allargato.
Nel rispetto delle caratteristiche di tutti gli altri territori,
ma con un “cuore” unico. La Città metropolitana sarà il
luogo in cui contemperare fenomeni sociali diversi. Solo
un esempio fra i tanti: le grandi città invecchiano, men-
tre i comuni limitrofi hanno una popolazione più giova-
ne. Realtà che vanno lette e interpretate ognuna per la
sua specificità, stemperando le eventuali criticità locali e
valorizzando i punti di forza di un’area vasta.
A quali condizioni le Aree metropolitane potran-
no diventare, come negli altri grandi Paesi, i moto-
ri dello sviluppo nell’economia della conoscenza e i
maggiori attrattori di investimenti?
Già oggi l’attrattività delle grandi città è molto più forte
rispetto a quella delle altre aree del Paese.
Nelle città metropolitane si concentra il 39% dell’occupa-
zione italiana; il terziario assorbe 4,4 milioni di addetti,
pari al 47% del totale nazionale; il Pil delle città metro-
politane è il 40% di quello nazionale; il patrimonio cultu-
rale è il 47% di quello nazionale.
Dati dai quali, anche sommariamente, si comprende co-
me queste risorse vadano messe a sistema per decupli-
carne la forza. E io ho fiducia che ciò accada.
Piero Fassino
copertina 1...,39,40,41,42,43,44,45,46,47,48 50,51,52,53,54,55,56,57,58,59,...copertina 4
Powered by FlippingBook