Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 22

CIVILTÀ DEL LAVORO
VI • 2014
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IL
“PECCATO ORIGINALE”
DELL’ITALIA
Marco Cantamessa, presidente di PniCube e docente al Politecnico di Torino, spiega che in Italia
a mancare è la domanda di innovazione, tra grandi imprese che vivono in settori protetti, pmi
con scarsa visione strategica e una Pubblica amministrazione poco attenta all’efficacia della
spesa. Un problema non solo per le startup, ma anche per la stessa competitività del Paese.
Che cos’è PniCube e come opera per lo sviluppo delle
nuove imprese innovative?
PniCube è l’associazione che riunisce le attività svolte da
università e incubatori universitari per favorire la nascita
di nuove imprese legate alla ricerca accademica.
Oltre a svolgere un’essenziale attività di collegamento e di
condivisione di “buone pratiche”, organizza due iniziative
di grande visibilità. La prima è costituita dalle “Start Cup
Regionali”, che confluiscono nel “Premio Nazionale Inno-
vazione”, coinvolgendo complessivamente più di tremila
proponenti e mille idee d’impresa all’anno. La seconda è
“Startup dell’anno”, un premio pressoché unico nel pano-
rama nazionale, che va a premiare la startup che, nei primi
anni dalla sua costituzione, è riuscita a ottenere i migliori
risultati in termini tecnologici, di mercato e occupazionali.
C’è oggi maggiore attenzione da parte delle univer-
sità per la creazione di imprese che nascano dalla ri-
cerca universitaria?
Premetto che le università italiane hanno da sempre de-
dicato attenzione a questo tema. In ambito universitario
nascevano startup e si costituivano incubatori quando il
tema era completamente sconosciuto ai più. Per esem-
pio i Politecnici di Torino e di Milano hanno fatto nasce-
re i loro incubatori rispettivamente nel 1999 e nel 2000.
Questa attenzione è andata crescendo, soprattutto andan-
do a costruire una mentalità più aperta all’imprenditoria-
lità accademica e vincendo le iniziali diffidenze. Ciò è av-
venuto inizialmente presso le facoltà tecnico-scientifiche,
ma si sta diffondendo anche presso le altre.
Quali sono i maggiori ostacoli che deve affrontare chi
intende sviluppare una startup o uno spin off?
Gli ostacoli sono molteplici perché portare al successo
un’impresa innovativa è per definizione difficile. Ci posso-
no essere difficoltà sul piano tecnico, per esempio perché
si scopre che sviluppare un prodotto è ben più difficile che
realizzare un dimostratore o un prototipo. Ci saranno sicu-
ramente difficoltà legate al mercato perché far percepire
alla clientela i vantaggi di una soluzione innovativa non
è facile e bisogna anche farsi accettare come fornitore “a
rischio”, come è naturalmente una startup. Non bisogna,
infine, nemmeno trascurare gli ostacoli interni al team
imprenditoriale, dovuti ai limiti umani di chi lo compone.
Il Governo afferma di puntare molto sulle startup e il
presidente Renzi è andato nella Silicon Valley a set-
tembre per prendere ispirazione. Cosa è stato fatto e
cosa si potrebbe fare di più?
Sin dal Governo Monti è stata avviata un’azione molto
importante a favore delle startup, azione che sta ulterior-
mente evolvendo.
La nuova legislazione agevola le startup non solo dal pun-
to di vista finanziario, in particolare con detrazioni fisca-
li, ma soprattutto andando a liberarle da alcuni gravami
normativi che invece continuano – purtroppo – ad appli-
carsi alla generalità delle imprese. A questo punto riten-
go che le misure che servivano sul lato dell’offerta siano
ormai state scritte. Ciò che veramente manca, in Italia, è
la domanda di innovazione: le grandi imprese, e in par-
ticolare quelle che vivono in settori protetti, la massa di
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