Civiltà del Lavoro, n. 1/2013 - page 33

CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2013
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INCHIESTA
to delle imprese e Pil era pa-
ri al 72% all’inizio del 2007.
A giudizio degli organismi
esteri, quali il Fondo Mone-
tario Internazionale, le impre-
se risultano oggi persino trop-
po indebitate nel confronto
con quelle di altri paesi, spe-
cie quando il debito sia con-
siderato in rapporto ai mezzi
propri (il cosiddetto levera-
ge) o sia invece posto in re-
lazione al reddito necessario
a pagare gli interessi.
Oggi, quindi, il problema che
si pone a livello di sistema-
Italia è piuttosto quello di cer-
care di rafforzare la struttura
finanziaria delle imprese, in-
crementandone la dotazione
patrimoniale e migliorandone
l’efficienza, per poter arrivare a
una adeguata redditività.
La situazione delle imprese a questo riguardo è analoga a
quella delle banche, chiamate a rafforzare il proprio patri-
monio (o ridurre i propri attivi) da una normativa più strin-
gente – Basilea3 – e spinte a migliorare l’efficienza opera-
tiva per poter generare reddito e, da questo, patrimonio.
Non è peregrino affermare, pertanto, che oggi il capitale
è diventato una risorsa più rara e per questo più costosa,
sia per le banche sia per le imprese. Le banche, in parti-
colare, devono fronteggiare costi di raccolta relativamen-
te maggiori legati soprattutto al basso rating creditizio del
nostro Paese e trovano in questo un limite al poter pra-
ticare tassi inferiori sugli impieghi verso la clientela. Le
uniche leve su cui gli intermediari finanziari sani posso-
no agire sono la riduzione dei costi operativi e l’accurata
valutazione del rischio delle imprese con cui collaborano,
in modo da far pesare gli aggravi di tasso solo a chi ge-
nera i maggiori rischi di non restituire il capitale ottenuto.
Tutto questo spiega come mai, nonostante una domanda
di credito resa stagnante dalla congiuntura, le condizioni
di offerta del credito alle imprese in Italia da parte delle
banche non migliorino. Va inoltre considerato che le azien-
de più piccole sono spesso impossibilitate a fornire un’in-
formativa completa per la corretta valutazione del credito.
Vista l’importanza delle Pmi per il tessuto economico ita-
liano, tale situazione crea un rischio materiale di rallenta-
mento, o peggio ancora di far
sganciare il Paese rispetto al-
la ripresa economica che, con
inevitabili chiaroscuri e con
caratteristiche e intensità dif-
ferenti, è in atto in varie aree
del mondo. Pertanto gli inter-
venti di politica economica a
sostegno del finanziamento
alle imprese sono stati molti
nel nostro Paese e, secondo il
Fondo Monetario Internazio-
nale (ottobre 2013), l’Italia è
uno dei pochi Paesi ad aver
già implementato le misure
suggerite dall’Istituto al fine
di agevolare la ristrutturazio-
ne finanziaria del tessuto im-
prenditoriale (ad esempio la
moratoria sugli interessi, le
nuove norme fallimentari e
il pagamento dei debiti della
Pubblica amministrazione) e agevolarne le condizioni di
accesso al credito (garanzie statali sui crediti e minibond).
In particolare, il Fondo Monetario cita espressamente a
esempio l’Italia per il provvedimento sui minibond che
consente alle imprese di accedere direttamente al mer-
cato del credito “aggirando” i vincoli esistenti sull’espan-
sione dei bilanci delle banche, le quali in tal modo ven-
gono a operare più come consulenti alle imprese.
Le novità positive, dunque, sul fronte del credito e, più in
generale, del finanziamento degli investimenti delle im-
prese, compreso quelle piccole e medie, non mancano. Ed
è importante cogliere tutte le opportunità a disposizione,
affinché la macchina della ripresa economica si metta de-
finitivamente e con decisione in moto. Anche in Italia.
Maurizio Sella, nato nel 1942, è stato nominato
Cavaliere del Lavoro nel 1991. È presidente di Banca
Sella Holding SpA. Dal giugno 2013 è presidente
di Assonime. È stato presidente dell’ABI dal 1998
al 2006 e presidente della Fédération Bancaire de
l’Union Européenne dal 1998 al 2004.
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