Civiltà del Lavoro, n. 1/2013 - page 52

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CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2013
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INTERVISTA
Arturo d’Ayala Valva
Agricoltura – Taranto
AMORE
PER LA
TERRA
Come ha deciso di proseguire l’attività di famiglia?
Ho sempre nutrito una forte passione per la campagna.
Ricordo che mio padre ogni anno portava me e i miei fra-
telli a seguire la vendemmia e per me era un momento
emozionante. In quegli anni la raccolta veniva ancora fat-
ta a mano e, oltre alla bellezza dell’attività in sé, mi col-
piva il fatto che la mia famiglia attraverso l’azienda desse
lavoro a così tante persone, era un aspetto che mi inor-
gogliva molto.
Poi, forse, ero un po’ il “predestinato” della famiglia: quan-
do avevo solo un anno, uno dei miei prozii per onorare
il fatto che portassi il suo nome mi lasciò in eredità alcu-
ne proprietà, affidandomi simbolicamente il compito per
l'appunto di continuare il nome – si legge nel suo scritto
– e di essere “d'esempio di rettitudine e di bontà verso i
lavoratori della terra”. Studiare scienze agrarie, come ave-
va fatto mio padre, è stata dunque una scelta naturale e
credo che potersi dedicare a qualcosa che piaccia rappre-
senti davvero il massimo.
Quali sono state le principali soddisfazioni che le ha
regalato il suo lavoro?
La più importante è stata quella di aver completato l’ope-
ra di mio padre, trasformando l’attività di famiglia in una
moderna azienda agricola. Lui stesso a suo tempo ave-
va apportato delle innovazioni, passando dal sistema di
mezzadria che si era diffuso subito dopo la guerra a un
sistema a conduzione diretta. Io invece ho messo a frut-
to le conoscenze apprese nel corso di numerosi viaggi
all’estero compiuti all’inizio degli anni Settanta, anni in
cui il settore del vino viveva una crisi da sovrapproduzio-
ne e, specialmente in Italia, vi era molto scoramento tra
i produttori. Abbandonai pertanto il sistema dei tendoni,
specifico per grosse produzioni, per introdurre sistemi di
meccanizzazione che garantivano la qualità e allo stesso
tempo di restare competitivi sul mercato. Dalle mie parti
fui il primo a fare questa scelta e sempre in quegli anni
cominciai anche a coltivare vitigni internazionali, quali il
merlot e il cabernet.
Gestisce le aziende agricole di famiglia, che si
estendono su 1.500 ettari fra le province di Ta-
ranto, Bari e Brindisi. Nei 400 ettari di vigneti ha
introdotto nuove varietà e produce annualmente
50.000 quintali di uve per l’industria vinicola ita-
liana e internazionale. Impiega fino a 165 persone.
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