Civiltà del Lavoro, n. 1/2013 - page 61

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CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2013
INTERVISTA
dell’Iccat riguardo ai piani di gestione della specie trami-
te le quote assegnate di pesca per il Mediterraneo, sem-
bra aver ottenuto un certo risultato.
Ufficiosamente sembra che si sia riscontrato un incremen-
to della biomassa dello stock del tonno rosso nell’Atlanti-
co orientale e nel Mediterraneo. Le quote di pesca rimar-
ranno invariate e ci auguriamo che i nostri mari tornino
ad essere prolifici di pesce.
È provato che i fermi pesca contribuiscono enormemen-
te alla ripopolazione dei mari (si veda il precedente nel
Mar Cantabrico). Ma è altrettanto importante che i nostri
politici siano veloci nel recepire le reali necessità di que-
sto settore: controlli più serrati ed efficaci per la pesca di
frodo, aiuto alle zone di pesca e ai pescatori nei perio-
di di inattività obbligatoria, maggiore peso nelle decisio-
ni a livello europeo riguardo a tutto l’indotto del settore
ittico italiano.
Visto da fuori il settore ittico appare prevalentemen-
te maschile. È così?
Il settore è senz’altro prevalentemente maschile, ma in
questo come in molti altri le donne possono trovare il lo-
ro spazio. Ritengo che sia tempo di parlare di competen-
ze più che di genere.
Come sono cambiate le abitudini degli italiani rispet-
to al consumo del pesce conservato?
In Italia negli ultimi anni i consumi alimentari delle fami-
glie hanno dimostrato una sostanziale stagnazione e an-
che i prodotti ittici hanno subito una riduzione tra il 2 e il
4% in tutta la gamma dei prodotti, dal fresco al conge-
lato e il conservato.
All’interno di questo panorama si deve osservare che per
i prodotti conservati (baccalà, stoccafisso, tonno, bottar-
ga, acciughe salate e pesce affumicato) si è avuto un in-
cremento di due punti percentuali negli ultimi dieci anni.
Oggi il consumatore è informato e consapevole delle of-
ferte che trova sul mercato e sempre di più si avvicina a
prodotti che, per millenaria tecnica di conservazione, so-
no la migliore garanzia di salubrità.
Sono certa, inoltre, che in un prossimo futuro il consumo
delle famiglie si orienterà verso un maggiore utilizzo di
pesce più comune come sardine e sgombri, definiti erro-
neamente più poveri, ma dal grande valore nutritivo nella
sempre maggiore consapevolezza che le piccole scelte di
tutti i giorni determinano i grandi cambiamenti ambientali.
Da tempo gli studiosi lanciano l’allarme su alcune spe-
cie a rischio, ad esempio il tonno rosso, a causa del-
la pesca intensiva. Da imprenditrice del settore qual
è la sua opinione?
Il tonno rosso negli ultimi decenni è stato oggetto di atten-
zione e studio da parte dell’Iccat – l’organizzazione inter-
nazionale responsabile per la conservazione dei tunnidi e
di altre specie nell’Oceano Atlantico e nei mari adiacenti –
per lo sfruttamento della pesca di questa specie, destinata
sempre più all’esportazione del fresco (si pensi ai tonni di
oltre 250kg che oggi non esistono più) dal Mediterraneo
verso paesi extraeuropei. È una materia molto comples-
sa, difficile da affrontare con poche sommarie considera-
zioni. Mi limito a osservare che, in minima parte, il lavoro
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