CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
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INCHIESTA
sità di finanziamento. In un simile scenario i minibond si
possono rivelare uno strumento utilissimo per spingere le
aziende ad avviare un processo di crescita, consentendo
loro di sfruttare nuovi strumenti di credito. Per le banche,
poi, simili operazioni non presentano problematiche sot-
to forma di assunzione del rischio, in quanto il ruolo de-
gli istituti è quello di collocatori ovvero fornitori di servizi.
Quali conclusioni si possono trarre sullo stato di salu-
te delle banche italiane dai recenti risultati dell’As-
set Quality Review e degli “stress test” promossi dal-
la Bce e dall’Eba?
Tutte le banche italiane hanno superato gli esami relativi
alla qualità dei prestiti in atto. Gli stress test hanno ipo-
tizzato per l’Italia scenari particolarmente estremi e solo
sulla base di simili teorici modelli sono emerse alcune ne-
cessità di ulteriori rafforzamenti di carattere patrimoniale.
In generale i rigorosi esami europei hanno fotografato un
mondo bancario italiano complessivamente solido, anche
grazie agli ingenti aumenti di capitale effettuati nel 2014,
e pronto a concorrere all’avvio di una ripresa dell’econo-
mia con nuovi prestiti a imprese e famiglie.
A proposito degli “stress test”, lei ha espresso per-
plessità circa i criteri utilizzati per valutare le banche.
Quali sono, a suo avviso, i punti da modificare e quali
le soluzioni praticabili?
Non chiediamo di cambiare i parametri dell’Asset Quali-
ty Review o degli stress test. Riteniamo però inderoga-
bile l’adozione di regole, in Europa, non già uniformi, ma
letteralmente identiche, alla luce della recente entrata in
vigore della Vigilanza bancaria. Tutti gli intermediari deb-
bono essere soggetti alle medesime regole, senza favo-
ritismi di sorta. Non è infatti possibile porre sullo stes-
so piano banche che hanno ricevuto ingentissimi aiuti di
Stato a fondo perduto con quelle italiane, cui sono andati
solo 4 miliardi sotto forma di prestiti, peraltro a tassi vi-
cini al 10%, il tutto a vantaggio delle finanze pubbliche
italiane. Operiamo con fierezza da banche private in una
nazione che ha concorso a salvare stati amici. Anche gli
istituti di altri paesi, tra cui le banche tedesche, hanno ri-
cevuto dagli stati quasi 250 miliardi nella sola Germania;
alle banche spagnole sono andati quasi 60 miliardi, alle
irlandesi e olandesi circa 50 miliardi e alle greche poco
più di 40 miliardi. I risultati dell’esercizio condotto dalle
Autorità europee, che rappresentano una fotografia pri-
ma della nascita dell’Unione bancaria europea, sono sta-
ti, quindi, inevitabilmente e pesantemente influenzati
anche dagli aiuti di Stato, limitatamente ai soli interme-
diari che li hanno ricevuti, tra cui come detto non figura-
no banche italiane.
Lo scorso 15 dicembre, in Audizione alla Camera, il Go-
vernatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha racco-
mandato che l’intenzione manifestata dalle banche
e dagli intermediari finanziari di destinare i finanzia-
menti a basso costo ottenuti dalla Bce al sostegno
dell’erogazione di fondi a imprese e famiglie si rea-
lizzi nei fatti. Come risponde il presidente dell’Abi a
questa sollecitazione?
Nelle due aste Tltro (operazioni di rifinanziamento mira-
ta a lungo termine ndr) di settembre e dicembre 2014 le
banche operanti in Italia hanno chiesto e ottenuto circa
un quarto dell’ammontare totale dei fondi assegnati dal-
la Bce: un dato che dimostra una volta di più che le ban-
che italiane sono intensamente impegnate nel favorire e
accompagnare la ripresa dell’economia, come tra l’altro
evidenziato anche dalla forte crescita registrata nell’ulti-
mo anno dei mutui, pur esclusi dai finanziamenti finaliz-
zati della Tltro.
Nell’attuale frangente, peraltro, le banche sono motiva-
te a stimolare la propria clientela, con una vera e propria
azione di sollecitazione nei confronti delle aziende affin-
ché esse presentino ‘buone’ domande di finanziamenti,
provenienti da imprese sane, intenzionate a investire per
crescere e in regola con il fisco.
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