Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 53

CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
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INCHIESTA
prestiti, che hanno attivato progetti del valore superiore
a 180 miliardi. Dalla nascita della banca, 57 anni fa, l’I-
talia è il Paese della Ue che più ha beneficiato della Bei.
Quale sarà il ruolo della Bei nel piano Juncker?
Il piano Juncker fa leva sulla capacità di delivery della
Bei: prevede la creazione di un fondo – finanziato dalla
Bei stessa e dalla Commissione dell’Unione europea –af-
finché la Banca possa concedere prestiti a progetti, pur
sempre validi, ma con un rischio di credito più elevato ri-
spetto alla tradizionale operatività.
In questi mesi è all’esame del legislatore europeo la bozza
del regolamento riguardante il funzionamento del fondo,
l’“European fund for strategic investments”, che dovrebbe
essere operativo nella seconda metà del 2015. Sarà im-
portante avere uno strumento di rapida attivazione e che
si evitino, nel processo di utilizzo, lungaggini burocratiche.
Fino ad oggi quale è stato il supporto fornito alle pmi,
che in Europa rappresentano la spina dorsale dell’e-
conomia dell’Unione?
Le pmi sono da anni al centro dell’operatività della Bei,
soprattutto in Italia. Poiché non abbiamo una rete sul ter-
ritorio, le pmi vengono finanziate in collaborazione con
le banche domestiche, e grazie a un accordo quadro con
l’Abi, l’Associazione bancaria italiana e Confindustria. Noi
forniamo la finanza Bei alle banche, queste gestiscono le
pratiche di finanziamento. Dallo scoppio della crisi nel 2008
abbiamo destinato in totale 21 miliardi alle pmi italiane:
ne abbiamo finanziate oltre 77mila, con un valore medio
di ciascun prestito inferiore ai 300mila euro.
Nel 2014 si è avuto un picco nei prestiti alle pmi: dai 2,5
miliardi annui del periodo 2008-2012, ai 3,4 del 2014 e
per finire ai 5,1 dello scorso anno. Poiché chiediamo al-
le banche di mettere a disposizione un ammontare pa-
ri a quello messo a disposizione della Bei, possiamo dire
che nel 2014 la finanza Bei ha attivato prestiti per 10,2
miliardi di euro. Inoltre tramite il Fei offriamo alle banche
garanzie su portafogli di crediti verso le pmi. Ciò consen-
te di liberare capitale delle stesse banche e di alimenta-
re ulteriore attività creditizia.
Le misure proposte dalla Bei hanno trovato criticità
nell’applicazione in Italia?
Non ci sono problematicità precipue per la nostra attivi-
tà. Si possono semmai fare considerazioni di carattere ge-
nerale. Ad esempio, in molti settori delle infrastrutture il
problema dell’Italia è quello della mancanza di un qua-
dro regolatorio certo.
Poi, se si guardano tutte le classifiche internazionali, sia-
mo in posizioni francamente imbarazzanti per un paese
come l’Italia in settori quali il funzionamento della giusti-
zia, i tempi della burocrazia, la scuola.
Un sistema-paese con tali caratteristiche non è attrattivo
per gli investimenti.
A questo vorrei aggiungere una considerazione sulla pub-
blica amministrazione, centrale e locale: in un mondo sem-
pre più complesso, anche per la finanza e il credito, avere
persone altamente competenti nella macchina pubblica è
requisito indispensabile per poter operare in modo efficace.
Da anni, in Italia, non si punta più sulla preparazione dei
dirigenti pubblici. Occorre tornare a credere nelle persone
che siedono nei gangli vitali dello Stato e delle Regioni.
Da esperto, una sua valutazione circa la tempestività
e l’efficacia delle misure messe in campo dall’Europa
negli ultimi anni per contrastare la crisi?
L’Europa è molto criticata. Ma se guardiamo quanto è suc-
cesso negli ultimi anni, con la nascita dell’Efsf e dell’E-
sm, il maggiore coordinamento delle politiche di bilancio,
l’Unione bancaria e, da ultimo, l’Efsi, ci possiamo rende-
re conto che la risposta delle istituzioni europee c’è sta-
ta e rappresenta la base per una più stretta integrazio-
ne. Spetta agli Stati nazionali, adesso, fare la loro parte.
Dario Scannapieco
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