Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 51

CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
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INCHIESTA
per l’assicurazione dei piccoli depositi. L’Unione bancaria
era a sua volta vista come il principale strumento per in-
terrompere il circolo vizioso tra sfiducia in alcuni debitori
sovrani e sfiducia nei rispettivi sistemi bancari.
Il Meccanismo unico di vigilanza è stato creato in pochis-
simo tempo, nonostante le immense difficoltà pratiche.
Il suo avvio è stato preceduto da un esercizio coordinato,
condotto sulle principali banche europee: revisione del-
la qualità degli attivi e prove di resistenza della loro do-
tazione patrimoniale a scenari macroeconomici partico-
larmente avversi.
Tutto questo dovrebbe aiutare a tranquillizzare investitori
e depositanti sulla solidità di fondo del sistema e quindi,
indirettamente, a sostenere la capacità delle banche di
fare credito all’economia.
Perché questa fiducia si consolidi è fondamentale che nel-
lo svolgimento concreto della vigilanza unica sia stretta
la cooperazione fra la Banca centrale europea e le varie
autorità nazionali, si avanzi nell’armonizzazione delle re-
gole e delle prassi seguendo gli esempi migliori, non si
introducano difformità competitive fra sistemi che resta-
no largamente nazionali.
Si dice che il sistema produttivo italiano dipenda troppo
dal credito bancario rispetto ad altre fonti di finanzia-
mento. Per questo sono stati introdotti strumenti come
i mini bond per consentire anche alle pmi di finanziar-
si attraverso obbligazioni. Come stanno funzionando?
La dipendenza dal credito bancario delle imprese italia-
ne, soprattutto piccole e medie, è di lunga data. Nel do-
po-crisi globale e ancor più negli anni a venire, alla luce
di quanto detto prima sulle esigenze di maggiore capita-
lizzazione delle banche, questa dipendenza va attenua-
ta. Vanno ricercati canali di finanziamento alternativi che
passino per il mercato.
Non è facile, data la taglia ridotta di molte imprese.
Solo un’impresa medio-grande può rivolgersi direttamente
ai risparmiatori con una emissione obbligazionaria di di-
mensione sufficiente. I mini-bond presuppongono un in-
termediario che metta insieme un pacchetto di obbliga-
zioni di varie piccole imprese e lo collochi sul mercato; è
una possibile risposta a quella difficoltà.
Ma non è l’unico canale. Il decreto “Competitività” ha pre-
visto forme di prestito diretto a imprese da parte di sog-
getti non bancari, come le assicurazioni. Siamo ancora in
una fase iniziale nella ricerca di una struttura finanziaria
più equilibrata, vanno ben ponderati i rischi e le opportu-
nità di ogni opzione.
Cosa suggerirebbe alle banche per migliorare i loro
rapporti con le imprese?
Alcune banche possono accrescere la loro capacità opera-
tiva di distinguere impresa da impresa, sapendo guardare
al loro interno oltre che fidandosi di indicatori quantitativi.
Come ho detto prima, possono esserci imprese meritevoli
di credito nonostante temporanee difficoltà.
E che cosa dovrebbero fare le imprese per migliora-
re i rapporti con le banche e in genere con i merca-
ti finanziari?
Le imprese italiane che hanno potenzialità tecnologiche
e di mercato devono decidersi a uscire dal recinto della
piccola dimensione e della gestione familiare.
Solo crescendo, sempre che ne abbiano la possibilità,
possono accedere ai mercati finanziari, allo stesso credi-
to bancario, in posizione di forza e non da questuanti.
Paolo Mazzanti
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