Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 59

CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
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INCHIESTA
è stata dell’ordine di 58 miliardi di euro; nonostante ciò
a novembre 2014 (ultimo dato disponibile) i prestiti alle
imprese in Italia erano pari a 824 miliardi di euro, contro
gli 876 in Francia e 913 miliardi in Germania, paesi le cui
economie in termini di Pil hanno ben altre dimensione
rispetto alla nostra. L’intensità creditizia – il rapporto tra i
prestiti alle imprese e il PIL – rimane oggi in Italia mag-
giore di venti punti rispetto alla Germania.
La flessione del credito non deriva dalla carenza di prov-
vista delle banche ma dal peso degli assorbimenti pa-
trimoniali e dalle dinamiche dei rating influenzate dalla
lievitazione dei prestiti deteriorati delle società non finan-
ziarie arrivati a settembre 2014 a 212 miliardi di euro, di
cui 122 miliardi di sofferenze vere e proprie.
Rompere questo circolo vi-
zioso impone, come si è
detto prima, un salto “cul-
turale”. Occorre affrontare il
duro confronto con la com-
plessità senza cercare facili
scorciatoie e abusati capri
espiatori.
Quale alternativa possibile?
Negli ultimi anni il Fondo
centrale di garanzia ha da-
to prova di essere un buon
elemento di congiunzione
tra banche e imprese: nel
2014 le richieste pervenute
al Fondo sono state 73.019
contro le 67.804 del 2013, i
finanziamenti accolti, pari a
10,2 miliardi di euro a fine
ottobre 2014, sono risultati
in crescita del 20,2%, men-
tre l’importo garantito è sa-
lito a 6,6 miliardi, pari al +31,3% rispetto al 2013. Gli af-
finamenti regolamentari apportati nel tempo (aumento
della dotazione patrimoniale, estensione della platea dei
potenziali beneficiari, ampliamento dei criteri di accesso)
sono stati importanti. Soprattutto, decisiva è risultata l’in-
troduzione della garanzia di ultima istanza da parte dello
Stato, che permette alle banche di azzerare l’assorbimen-
to di capitale sui prestiti coperti dal Fondo.
Ora si tratta di andare avanti. Al di là dei fenomeni con-
giunturali (per cui gli ultimi interventi potrebbero esse-
re una risposta adeguata) occorre fare qualcosa perché il
rapporto banca-impresa si evolva. Un contesto economi-
co migliore non modifica la sostanza del problema, che
è quello di trovare un modo per sostenere le banche che
rispettano parametri di prudente gestione ed economici-
tà nel finanziamento di imprese piccole o medio piccole
che hanno difficoltà a sopravvivere in un contesto com-
petitivo e globale come quello attuale.
Si tratta di un nodo importante per sciogliere il quale oc-
corre andare oltre gli strumenti di garanzia esistenti. Serve
individuare una modalità di garanzia generalizzata e col-
lettiva a favore delle imprese piccole e medio piccole che
sia automatica e in grado di riferirsi a una platea di pos-
sibili beneficiari più ampia di quella attuale. Una garanzia
che sia pubblica e allo stesso tempo privata. Un mecca-
nismo in cui il Fondo, globale e obbligatorio, venga prima
costituito dal pubblico e poi supportato da coloro i quali
chiedono la garanzia; una
cooperazione tra lo Stato,
che alimenta il capitale del
Fondo, e le imprese banca-
rie e utilizzatrici chiamate a
condividere la copertura del
costo del rischio.
La riforma a cui penso non
deve certo attivare un si-
stema di garanzia lasco o
pericolosamente benevolo,
ma invece un sistema che
sia più rapido ed efficace di
quello attuale e che possa
garantire una quota ben più
rilevante dei crediti alle pic-
cole e medio-piccole impre-
se, rispetto al 13% attual-
mente garantito.
A prescindere dalla possibili-
tà di utilizzare a questo fine
anche i Fondi esistenti nel
programma 2014-2020, il varo del piano Junker potreb-
be rappresentare un’ulteriore opportunità: il Fondo euro-
peo potrebbe infatti finanziare un Fondo italiano di ga-
ranzia per il credito alle piccole imprese. Da uno stretto
rapporto tra Fondo italiano e Fondo europeo potrebbero
derivare molti benefici, soprattutto se le risorse pubbli-
che che alimentano il Fondo italiano fossero considerate
“al di fuori” del Patto di Stabilità beneficiando in tal mo-
do di migliori rating.
Sta a tutti noi, alle banche come agli operatori dei merca-
ti, contribuire a questo processo virtuoso di cambiamento.
Noi in BNL lo stiamo facendo giorno per giorno, nel lavo-
ro quotidiano di affiancamento a famiglie e imprese.
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