Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 60

CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
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INCHIESTA
LA
“BANCA DI CASA”
AL SERVIZIO DEL TERRITORIO
di Giovanni De Censi, Presidente Credito Valtellinese
Cavaliere del Lavoro
In 107 anni di storia il Credito Valtellinese ha sempre mantenuto la sua identità di “popolare”
pendenti, fornitori, istituzioni, comunità di riferimento)
del cosiddetto vantaggio o dividendo sociale, che si tra-
duce in interventi e azioni di supporto al benessere dei
territori di riferimento.
Non deve essere dimenticato che il voto capitario, che
tante volte è stato messo in discussione, è stato intro-
dotto nelle banche cooperative ormai da oltre 170 anni
al fine di consentire una gestione societaria democratica
e senza condizionamenti, consentendo la partecipazione
di qualunque tipologia di socio e non solamente di quel-
li titolari delle partecipazioni maggiori (grazie al presidio
del limite al possesso azionario) perché lo scopo statu-
tario della banca cooperativa è quello di svolgere l’attivi-
IL PLURIDECENNALE
, ininterrotto e attivo impe-
gno nel mondo del credito (quest’anno “compio” 57 an-
ni di banca) mi ha permesso di maturare un'esperienza
delle dinamiche di questo fondamentale settore dell’eco-
nomia, in forza della quale posso senza dubbio afferma-
re che le banche non sono tutte uguali. E infatti il mondo
del credito è, o almeno è stato fino a oggi, caratterizza-
to da una salutare diversità (costituendo il pluralismo un
principio di democrazia economica che rappresenta una
risorsa per gli stessi mercati) delle forme giuridiche dei
soggetti attori, le banche appunto, la cui variegata strut-
tura sotto il profilo del tipo societario è strettamente cor-
relata alla differente definizione del rispettivo scopo so-
ciale di ciascuna.
In tale contesto assume particolare rilevanza la peculia-
rità delle banche costituite in forma di società per azioni
rispetto a quelle costituite in forma cooperativa – Popolari
e Bcc – in quanto le prime hanno quale obiettivo primario
ed esclusivo il profitto per la conseguente distribuzione di
un dividendo, mentre quelle appartenenti al secondo fi-
lone operano in vista del conseguimento, come afferma
il professor Alberto Quadrio Curzio, non solo di beni eco-
nomici ma anche di beni sociali.
Il mettere in rilievo la suddetta differenza, tengo a pre-
cisarlo, non comporta di per sé un aprioristico giudizio di
valore, ma è teso a rimarcare l’importanza del modello
giuridico dell’azienda banca al fine di orientarne coeren-
temente l’azione.
Va da sé che tutte le banche di qualsiasi forma giuridica
hanno come strumento di misurazione dell’efficienza la
capacità di produrre un reddito adeguato ai fini della re-
munerazione del capitale.
Per le banche popolari, peraltro, assume priorità non uni-
camente la redditività a breve, bensì la corresponsione
a favore di tutti i “portatori di interesse” (soci, clienti, di-
GIovanni De Censi
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