Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 72

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INTERVISTA
CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
Giuseppe Bono
Industria metalmeccanica – Roma
un
gioiello
dell’industria
navale
La sua carriera sboccia ai tempi del cosiddetto “Sta-
to imprenditore”, quando esistevano ancora l’Iri e Il
Ministero delle Partecipazioni Statali. Pregi e difetti
di quel sistema.
Posto che l’Iri e il Ministero delle Partecipazioni Statali, per
il quale mi onoro di aver collaborato in qualità di compo-
nente della Commissione istituita per la statuizione dei
principi contabili delle società da esso controllate, hanno
avuto un’enorme importanza per l’industrializzazione del
Paese, vorrei fare una premessa fondamentale.
Oggi il contesto storico è mutato e sempre di più le im-
prese devono competere sul mercato secondo le regole
che lo stesso impone e, al contempo, lo Stato deve creare
le condizioni per fare impresa attraverso l’adozione di una
politica industriale e fiscale coerente con tale obiettivo.
Per molto tempo, invece, il modello industriale italiano si
è fondato su un sistema duopolistico organizzato attorno
alle partecipazioni statali e a poche grandi imprese pri-
vate. La classica “ipocrisia italiana” per nascondere l’inca-
pacità culturale di stare sul mercato e creare un sistema
che fosse in grado di confrontarsi con esso. Ne risultò un
mercato protetto e i pochi tentativi di internazionalizza-
zione, ricordiamo le operazioni Fiat-Citroen e Pirelli-Con-
tinental, fallirono miseramente.
L’avvento della globalizzazione di mercato negli anni Ot-
tanta ha messo in crisi questo modello che, in realtà, già
nel decennio precedente aveva mostrato i primi segnali
di inadeguatezza, per l’incapacità di comprendere l’evo-
luzione in corso del panorama economico mondiale, le
rilevanti perdite che stava registrando tutto il sistema in-
dustriale e la cronica sottocapitalizzazione delle aziende.
In Italia i cambiamenti intervenuti nel sistema sono da
ricondursi non a scelte lucide, ma all’urgenza imposta da
situazioni divenute insostenibili. Un esempio lampante di
questa miopia l’abbiamo avuto nel 2000 nel campo del-
le privatizzazioni, quando il noto accordo Andreatta-Van
Miert impose un’accelerazione del processo delle dismis-
sioni come strategia per la riduzione del debito.
Di fatto si perse ancora una volta un’importante occasio-
ne per coniugare politica industriale e politica finanziaria
È amministratore delegato di Fincantieri, quarto
costruttore navale del mondo per navi
da crociera, da trasporto e militari.
È presente in 4 continenti con 21 stabilimenti.
Occupa 20.000 dipendenti.
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