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INTERVISTA
CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
le regole delle telecomunicazioni e di assegnare le fre-
quenze su base europea.
Parlare di mercato unico senza roaming quando 28 pae-
si – da 80 milioni di cittadini a poche centinaia di miglia-
ia – continuano ad avere regole differenziate e diverse
e politiche di settore locali non ha senso. E si dovrebbe
anche stabilire che, una volta comprate, le frequenze re-
stino di proprietà degli operatori, che possano rivender-
le localmente come credono, per sempre. Questo – che
è il quadro americano – favorirebbe più investimento a
lungo termine e maggiore rapidità nel cambiare model-
li di business non di successo. Spero che la Commissione
Juncker sposi questa visione e che gli Stati membri favo-
riscano l’investimento su scala continentale rispetto alla
regolazione nazionale.
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zioni, né di mobilità ma di ubiquità. La nostra e mia visio-
ne è che ovviamente la telefonia e la mobilità continue-
ranno a esser importanti, ma dovranno essere inserite in
un pacchetto di servizi digitali che ogni persona o azien-
da utilizzerà molto più massicciamente di oggi, attraver-
so servizi nostri e di terzi. I servizi a valore aggiunto – di
intrattenimento, di produttività, di commercio – saranno
una parte importante della nostra offerta, ma accesso ubi-
quo ad altissima banda e affidabilità sarà sempre il cuore
di ciò che i nostri clienti si aspettano da noi.
Crede si arriverà a un mercato unico europeo del mo-
bile senza roaming da paese a paese?
Si può arrivare a un mercato unico – cosa che auspico –
solo se gli stati membri accetteranno di uniformare tutte