Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 67

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INTERVISTA
CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
La ricerca e l’innovazione rappresentano al tempo stes-
so il cuore e il pilastro del suo Gruppo. Come e con chi
decide gli investimenti da fare?
La ricerca e l’innovazione sono sempre stati il nostro im-
perativo, fin dal lontano 1932.
Nostro padre è stato artefice di ben 26 brevetti, taluni an-
cora validi tecnologicamente.
Innovazione non solo organizzativa e di processo ma an-
che e soprattutto di prodotto, puntando su breakthrough
tecnologici significativi che ci dessero una innovazione
radicale per essere leader, pur non dimenticando l’inno-
vazione incrementale data dall’aggiornamento continuo
dei prodotti e dei servizi.
In pratica per noi l’innovazione è stata un po’ come la pe-
dalata per un ciclista, ci è servita e ci serve non solo per
andare avanti, per pro-
gredire, ma anche per
stare in piedi, per stare
in equilibrio.
Abbiamo perciò cerca-
to di creare, nelle no-
stre aziende, la cultura
dell’innovazione vista
come cultura del rischio,
valorizzando i talenti di
cui abbiamo cercato di
fare scouting, con suc-
cesso, nel territorio.
Occorre puntare sui gio-
vani, anche se non va
dimenticato chi giova-
ne non è più, sulla lo-
ro creatività, passione,
voglia di fare e di guar-
dare ed interpretare il
futuro con occhi e modi
diversi da quelli della mia generazione. Solo così è possi-
bile progettare e costruire simulatori spaziali per collaudo
di satelliti e camere di simulazione ambientale, frigorife-
ri robotizzati per la conservazione di materiali biologici e
cellule staminali a -180°C, di sistemi per ridurre i consu-
mi elettrici del 20% negli impianti frigoriferi, come pure
di nuovi tubi ricevitori solari con un rivestimento di soli
0,3 micron, capaci di trasformare con altissima efficienza
i raggi solari in calore ad oltre 550°C.
Nella ricerca e innovazione, come pure nella formazione
dei nostri giovani, sta la vera ricchezza delle nostre im-
prese, specialmente in Italia.
Quali sviluppi ci sono stati grazie al recente ingres-
so del Gruppo saudita Fal Holdings in Archimede So-
lar Energy?
L’ingresso del gruppo saudita Fal Holdings in Archimede
Solar Energy, avvenuto a fine dicembre 2013, è stato fon-
damentale per dotarci dei mezzi finanziari per continuare
lo sviluppo dei tubi ricevitori a sali fusi per la tecnologia
solare termodinamica a specchi parabolici, sviluppo inizia-
to nel 2001 dall’Enea, allora sotto la guida del professor
Carlo Rubbia, e da noi proseguito nel 2008 con la creazio-
ne di Archimede Solar Energy. Inoltre Fal ci può assicurare
un più agevole ingresso nel ricco mercato saudita dove
ci sono in programma ben 25 GW di centrali similari nel
giro di 15 anni. L’Arabia Saudita vuol consumare interna-
mente meno petrolio, con un uso massiccio di rinnovabili
(specie solare), liberan-
do barili di petrolio da
vendere all’estero dove
il valore è ben più alto
che sul mercato interno.
Lo sviluppo delle ener-
gie rinnovabili in Italia
ha goduto di significa-
tivi finanziamenti. Ri-
tiene che questo pos-
sa aver compromesso
la solidità delle azien-
de che sono nate, abi-
tuandole a un regime
non concorrenziale?
Lo sviluppo di nuove tec-
nologie, non solo nelle
rinnovabili, a mio avviso
deve godere di incenti-
vazioni o facilitazioni per
portare queste tecnologie ad essere più mature e com-
petitive. Poi, però, gli incentivi devono cessare e devono
in ogni caso essere continuamente monitorati e rappor-
tati all’evolversi dei costi, per evitare distorsioni che por-
tino a investimenti speculativi, come purtroppo avvenuto
in Italia in ben noti settori. L’incentivo deve far decollare
una nuova tecnologia, soprattutto se a favore della col-
lettività come la sostenibilità ambientale, ma poi deve
gradualmente ridursi fino a zero. In pratica come un tre-
no che per partire ha bisogno di una forte spinta per poi
proseguire a consumi energetici decrescenti dati dal mo-
desto attrito sulle rotaie.
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