Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 71

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INTERVISTA
CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
alimentare e nel turismo – offriva poco. Il settore para-
farmaceutico oggi è comunque molto più complesso ri-
spetto a venti anni fa. Pensi ad esempio a tutta la parte
relativa alla comunicazione: i testi dei foglietti illustrativi
devono essere approvati dall’Aifa e seguire gli aggiorna-
menti normativi richiede tempo e ha dei costi.
Stessa attenzione per la produzione: in passato abbiamo
provato ad avvalerci di fornitori francesi nelle zone di Saint
Etienne, sede della casa madre, poi abbiamo scelto la fi-
liera corta qui in Piemonte, che ci consentiva maggiore
flessibilità. Lo scorso anno abbiamo raggiunto una produ-
zione di un milione e mezzo di pezzi.
Di quali strumenti si avvale per lanciare o afferma-
re un prodotto?
Compresi nei 130 dipendenti attuali, sul territorio nazio-
nale abbiamo una rete di circa venti informatori medici
e agenti diretti, con i quali raccogliamo le proposte che
vengono valutate, unitamente a ricerche di mercato, dal
nostro ufficio marketing. Se ritenute interessanti, vengono
immesse sul mercato dopo un’area test. Il ruolo dell’infor-
matore scientifico si è molto rafforzato negli anni anche
perché i prodotti sono diventati a loro volta più sofisticati.
Nonostante la sua sia un’azienda a conduzione fami-
liare, avete cominciato a introdurre manager esterni
già una ventina di anni fa. Come nacque la decisione?
Quali vantaggi ha apportato?
Ho avuto la fortuna di conoscere un direttore commer-
ciale, ormai in pensione, della multinazionale Procter &
Gamble. Una persona speciale che purtroppo oggi non c’è
più. Provenendo dallo stesso settore, ci è stato di gran-
dissimo aiuto nell’impostare una corretta gestione della
rete di vendita. È stato lui a suggerirci di introdurre la fi-
gura di un direttore marketing, che noi non avevamo e
le cui funzioni si confondevano con quelle dell’area com-
merciale. Insieme lo abbiamo cercato e siamo stati for-
tunati perché ho trovato un giovane che per motivi per-
sonali desiderava trasferirsi a Torino. Lo abbiamo assunto
e oggi è ancora con noi.
Da allora, comunque, l’azienda si è molto evoluta, adesso ci
sono anche i miei figli, entrambi quarantenni, che ricopro-
no ruoli di responsabilità e hanno potere di firma. Direi che
il passaggio generazionale è avvenuto e con successo.
avere una famiglia e due figli, coltivare le mia passioni.
Ero anche una sportiva, sciavo e giocavo a golf.
Dual Sanitaly opera nel settore dei prodotti parafar-
maceutici e più di recente di quelli omeopatici. Quali
sono le principali complessità nel suo settore?
Dal 1949 siamo i concessionari esclusivi in Italia dei pro-
dotti francesi a marchio “Dr. Gibaud”. Nel 2001 abbiamo
aggiunto una linea di prodotti omeopatici e nutrizionali
perché ritenevamo fosse un mercato interessante. Vole-
vamo infatti ampliare l’offerta, senza però fare concorren-
za ai nostri prodotti; la cosmesi non ci interessava, men-
tre invece quello omeopatico ci è apparso come il settore
più adatto alle nostre esigenze. Abbiamo acquisito così
una società con sede a Bordighera, ma che aveva già il
terreno e l’autorizzazione per costruire uno stabilimen-
to produttivo a Ventimiglia. L’accordo andò in porto e noi
fummo molto soddisfatti di mantenere i posti di lavoro,
anche perché la Liguria – a parte qualche realtà nell’agro-
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