Civiltà del Lavoro, n. 1/2015 - page 61

CIVILTÀ DEL LAVORO
i - 2015
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FOCUS
Giovanni Cobolli Gigli
novativo di presentazione e dialogo con i nostri interlo-
cutori. Uno strumento che raccontasse ciò che di positivo
veniva realizzato nel nostro mondo, riportando in manie-
ra oggettiva numeri, ricerche e, soprattutto, esperienze
dirette delle imprese.
Questo approccio concreto e pragmatico ci ha consenti-
to anche di dare un vero contenuto alla parola “sosteni-
bilità”, che altrimenti rischia di essere vista come vuota
e generica. La realizzazione del Bilancio di sostenibilità
sociale è stata una scelta coraggiosa perché per la prima
volta in Italia le imprese di un settore hanno messo a di-
sposizione le proprie conoscenze e iniziative per parteci-
pare a un progetto collettivo, per il quale c'è stata la con-
vinzione che la presentazione di un quadro complessivo
producesse un valore superiore alla somma delle espe-
rienze dei singoli. 
Per definire lo stato dell'arte della sostenibilità, le azien-
de associate a Federdistribuzione hanno risposto a un
questionario che ha riguardato: le relazioni con i princi-
pali portatori di interesse (clienti, collaboratori, fornitori,
ambiente, comunità); la corporate governance; le attività
di comunicazione istituzionale; le certificazioni volontarie
in ambito di qualità, ambiente, salute e sicurezza, etica.
Inoltre, come detto, abbiamo chiesto alle aziende di pre-
sentare alcune loro best practice in tema di sostenibilità.
Quali sono state le novità più importanti del bilancio
sociale di Federdistribuzione del 2014?
Innanzitutto va detto che la seconda edizione del Bilan-
cio di sostenibilità sociale non vuole solo dare continui-
tà alla narrazione avviata nel 2012, ma soprattutto vuole
dimostrare che l'impegno delle imprese non è sporadico
o casuale, ma è la testimonianza di un percorso continuo,
consapevole, che entra a far parte della più autentica stra-
tegia d'impresa e sul quale il commitment è molto forte.
Il primo punto rilevante è che in questa seconda edizione
del Bilancio di sostenibilità sociale hanno collaborato prati-
camente tutte le aziende associate, visto che chi ha fornito
i dati rappresenta il 94% del fatturato della Federazione.
Quindi c'è stata una grande presa di coscienza dell'impor-
tanza dello strumento e della volontà di usarlo per comu-
nicare le proprie attività, come indicano le 60 esperienze
dirette delle aziende riportate nel documento, contro le
15 della prima edizione. Abbiamo coinvolto con testimo-
nianze quattro “partner di sostenibilità”, che hanno dato
ragione di come si relazionano con la Dmo: la Fondazione
Banco Alimentare, l’associazione Cometa (attiva nella for-
mazione al lavoro per i giovani), il Wwf e il Politecnico di
Milano. È stato ampliato il numero degli indicatori qualita-
tivi e quantitativi monitorati con il questionario, in modo
da offrire un'immagine ancora più dettagliata dell'impat-
to in termini di Corporate social responsibility dell’intero
settore, ed è stata introdotta un'analisti del trend rispet-
to ai risultati ottenuti nel 2012 per fornire evidenza del
cammino intrapreso e dei risultati ottenuti. Infine, è stato
introdotto un focus sul tema fondamentale dell’uso effi-
ciente delle risorse.
Un impegno sulla sostenibilità delle grandi catene di-
stributive può stimolare comportamenti virtuosi an-
che da parte delle imprese fornitrici?
Certamente sì e questo è stato fin dall'inizio uno dei no-
stri obiettivi. I consumatori sono sempre più attenti non
solo alla qualità e salubrità dei prodotti acquistati, ma an-
che ai comportamenti etici messi in campo dalle aziende
produttive e distributive.
La Dmo può avere un ruolo importante di indirizzo del-
le filiere e vogliamo esercitare questo ruolo in favore dei
nostri clienti, attivando rapporti sempre più orientati ver-
so criteri di eticità e responsabilità nei confronti di tutta
la catena dei nostri fornitori. Uno strumento importante i
questo senso sono le marche dei distributori, cioè i pro-
dotti con la marca dell'insegna, sulle quali le imprese rea-
lizzano innovazioni relativamente alle informazioni fornite
sul prodotto, al packaging, alla sicurezza, che poi diventa-
no il punto di riferimento anche per i prodotti delle gran-
di marche.
(p.m.)
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