Civiltà del Lavoro, n. 1/2015 - page 62

CIVILTÀ DEL LAVORO
i - 2015
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FOCUS
comunità locali. Fermo restando che la direttiva impone
l’obbligo della rendicontazione sociale solo alle imprese
di grande dimensione, sono convinto che tutto il tessuto
delle piccole e medie imprese italiane sia in grado di co-
gliere la chance offerta dal fatto di rendicontare, comuni-
candoli, i valori sociali che sottendono l'attività produttiva,
le responsabilità assunte nei confronti delle comunità, l'at-
tenzione posta all'ambiente e al benessere dei lavoratori.
Si tratta di informazioni preziose, che possono rappresen-
tare elementi di competitività dell’impresa stessa, oltre a
rendere le produzioni più vicine alla sensibilità dei consu-
matori e quindi diventare fattori premianti nella colloca-
zione sui mercati nazionali e internazionali.
Come evitare il rischio che il bilancio sociale sia perce-
pito dalle imprese come un nuovo fardello burocrati-
co e non, invece, come uno stimolo per migliorare la
propria qualità complessiva?
Sinceramente non vedo questo rischio. La direttiva si ap-
plica alle imprese di grandi dimensioni, quelle più strut-
turate e quindi in grado di adempiere alle indicazioni pro-
venienti dall’Europa senza un aggravio eccessivo.
D'altro canto sono certo che già le imprese con oltre 500
dipendenti siano consapevoli del fatto di essere un bene
pubblico e che la loro attività e il loro sviluppo sono de-
terminanti per il benessere di ampie comunità locali. E
comunque c'è un elemento di cui le nostre imprese de-
vono essere consapevoli: l'assunzione di comportamen-
ti socialmente responsabili dà significativi riscontri anche
sotto il profilo economico, se efficacemente comunicati.
Da una nostra recente indagine emerge che le imprese
italiane che hanno posto attenzione alla sostenibilità am-
bientale, al benessere dei propri dipendenti e che hanno
avuto un approccio etico alla gestione dell'attività produt-
Come si pone il sistema produttivo di fronte al tema
della sostenibilità, della Corporate social responsibi-
lity e del bilancio sociale, che in base alla recente di-
rettiva europea sarà obbligatorio per le imprese so-
pra i 500 dipendenti?
In questi anni molte imprese hanno mostrato la neces-
sità di far conoscere il proprio approccio “etico” agli sta-
keholder, talvolta impegnandosi volontariamente nella
stesura di bilanci sociali, in molti casi cercando di valoriz-
zare le scelte di sostenibilità e di responsabilità assunte.
A prescindere comunque da iniziative volontaristiche già
avviate, ritengo che il sistema produttivo nazionale su que-
sti aspetti parta per così dire avvantaggiato rispetto ad al-
tri Paesi. Nei nostri territori l'impresa è diffusa, le filiere e
i distretti sono realtà economiche fortemente legate alle
L’ETICA FA
VINCERE
SUL
MERCATO
Le aziende che contrastano l'illegalità e la contraffazione, si occupano del benessere dei propri
dipendenti e sono attente all'ambiente ottengono successi maggiori delle altre. Lo rivela una
recente indagine di Unioncamere. A parlarcene è il segretario generale Claudio Gagliardi.
Claudio Gagliardi
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