CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2015
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garanzia fosse a prezzo di mercato, come vorrebbe la Di-
rezione generale Competition, l’addizionalità sarebbe nul-
la e il Piano Juncker rischierebbe il flop.
Nella recente audizione alla Camera lei ha espres-
so dei dubbi sulla complessità burocratica del Piano.
Che cosa si dovrebbe fare per snellire le procedure e
renderlo più efficace?
Evitare che ci siano diverse istruttorie non complementari,
cioè veri e propri "doppioni" che di fatto rallentano il pro-
cesso. Il Comitato investimenti del Feis (Fondo europeo
per gli investimenti strategici) dovrebbe intervenire solo
per l'ammissibilità alla garanzia e non sul merito di cre-
dito dei progetti, già valutata da Bei (da sola o nell’ambi-
to delle platforms nazionali o tematiche).
Operativamente, come si strutturerà la partecipazio-
ne di Cdp al Piano?
Interverrà, insieme a finanziatori privati (banche, ma non
solo), mettendo a disposizione – previa la valutazione del
merito di credito dell'iniziativa – parte del finanziamen-
to complementare all'intervento Banca europea degli in-
vestimenti. In ogni caso, è fondamentale l'emanazione
dell'agreement la Commissione europea e la Banca eu-
ropea degli investimenti , documento dove saranno re-
golati tutti i rapporti operativi della garanzia, ivi inclusi
gli aspetti connessi alla rischiosità addizionale richiesta a
Bei e al pricing della garanzia stessa. Insieme alla Bei e
alle maggiori National Promotional Banks europee (KfW,
CDC, ICO) abbiamo inviato alla Commissione e al Parla-
mento europeo proposte precise su questo punto: se la
I PRIMI
PROGETTI
FINANZIATI
GIÀ NEL
2015
La Cassa Depositi e Prestiti è in prima fila nell’attuazione del Piano Juncker
al quale ha già destinato 8 miliardi. Ma, sostiene il presidente Franco Bassanini occorre sventare
due rischi: garanzie troppo elevate ed eccesso di burocrazia. Tra le opere finanziabili: banda
larga, trasporti, logistica e servizi urbani. Possibile l'utilizzo congiunto con i fondi strutturali.