Civiltà del Lavoro, n. 2/2015 - page 34

CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2015
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FOCUS
dustriali manufatti e dalla spinta di alcune aree territoria-
li specifiche. Tenendo fermi i primi nove mesi dell’anno
come periodo di raffronto, tra il 2010 e il 2014 l’export
italiano di beni manufatti è aumentato di 46,7 miliardi di
euro (+19,8%), il risultato composto della crescita delle
esportazioni manifatturiere di 85 province, per comples-
sivi 49,1 miliardi, e di un modesto calo dell’export di 25
province, di 2,4 miliardi.
Il maggior contributo all’aumento dell’export manifatturie-
ro italiano è venuto dalle province che potremmo defini-
re la “Baviera lombarda”, cioè Varese, Milano, Lodi, Mon-
za e Brianza, Como, Lecco, Bergamo e Brescia, alle quali
si deve una crescita di 10,4 miliardi di euro.
Al secondo posto le province caratterizzate dalla presenza
di multinazionali straniere, prevalentemente della farma-
ceutica, come nei casi di Latina, Frosinone, Bari e Ascoli
“C’È IN ITALIA,
come in poche altre nazioni, la dif-
fusa e antica convinzione che dietro qualunque indica-
tore socio-economico positivo del nostro Paese si celi il
tentativo del governo di turno o di qualche partito politi-
co di oscurare i problemi strutturali che ci affliggono. Per
cui, ogni notizia economica buona è guardata sempre con
diffidenza e tanti italiani sono subito propensi a pensa-
re che sia un trucco”. E invece non è proprio così, dice il
professor Marco Fortis, che ci aiuta a interpretare alcuni
dati della nostra economia.
Secondo lei l’Italia dovrebbe avere più fiducia in sé
stessa?
Col passare degli anni in Italia le notizie cattive si sono
sedimentate formando una montagna difficile da rimuo-
vere, mentre le notizie buone non fanno quasi mai noti-
zia o volano subito via come foglie al vento.
Il fenomeno si è amplificato durante l’attuale recessione
che, per la sua durata e profondità, ha ovviamente reso
più acuti i problemi strutturali italiani e ampliato la pla-
tea dei disoccupati e dei nuclei familiari in difficoltà. Tut-
tavia, ignorare sistematicamente o non considerare de-
gne di fede le notizie buone o i progressi economici fa
correre il rischio che la nazione sprofondi nel pessimismo
cronico, pericoloso soprattutto per due ragioni: in primo
luogo perché in economia il fattore “fiducia” è uno stra-
ordinario volano di crescita e, in secondo luogo, perché
se si vive solo di cattive notizie senza sapere che ve ne
sono molte anche buone, si rischia di rappresentare una
nazione “allo sfascio” anche a chi ci guarda dall’esterno.
Sono in particolare i dati sull’export a darci indicazio-
ni positive?
L’export italiano continua a crescere trainato dai beni in-
BUONE
NOTIZIE
DA
RACCONTARE
Il nostro è un paese che sembra non credere in sé stesso, malgrado i risultati dicano il contrario.
Ma è anche un paese provato dalla sfiducia e dal pessimismo cronico. Ne abbiamo parlato con
Marco Fortis, vice presidente e direttore della Fondazione Edison, nonché docente di economia
industriale e commercio estero alla Cattolica di Milano.
Marco Fortis
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