Civiltà del Lavoro, n. 2/2015 - page 37

CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2015
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FOCUS
Roberto Cingolani
i propri orizzonti e hanno unito i propri sforzi verso ricer-
che di tipo fortemente interdisciplinare. Il valore finale di
questo approccio è immenso. Ha posto, infatti, le basi di
un nuovo sapere tecnologico, che oggi sta pervadendo
moltissimi campi di applicazione proprio grazie all’imita-
zione di quella capacità della natura di trasformare ele-
menti semplici, economici e abbondanti in strutture com-
plesse auto-generanti, auto-riproducenti e auto-riparanti.
Per la manifattura questo si riassume nell’adottare final-
mente un approccio “bottom-up”, in cui il prodotto viene
elaborato a partire dagli atomi.
Dal punto di vista della tecnica si tratta di un procedimento
molto simile a come crea la natura, che non spreca ma-
teriale, anzi lo economizza, impiegando metodi di forma-
zione, energeticamente e tecnologicamente ottimizzati.
Dal punto di vista dei prodotti significa funzionalizzare, cioè
conferire ai manufatti proprietà versatili e ben controllate.
Può illustrarci alcuni esempi di settori in cui le na-
notecnologie possono essere un vero cambiamento?
Uno dei settori maggiormente impattati è l’elettronica.
Grazie al miglioramento delle tecnologie litografiche (li-
tografia elettronica, a raggi X, near field ottica..) l’indu-
stria elettronica raddoppia il numero di elementi circuitali
contenuti in un circuito integrato ogni due anni, consen-
tendo così il continuo aumento di prestazione dei sistemi
elettronici a parità di costo e consumo.
Nelle telecomunicazioni si stanno sviluppando dispositivi
che permetteranno di avere frequenze di trasferimento
dei dati dell’ordine dei cinque Terabit/secondo (milione
di miliardi al secondo), con le quali sarà possibile avere
Internet ad altissima velocità e dispositivi elettronici e fo-
tonici di dimensione nanometrica.
Si stanno inoltre affermando nuove tecniche di fabbrica-
zione e assemblaggio di nuovi materiali sia di tipo orga-
nico che inorganico, con controllo delle loro proprietà su
scala atomica e molecolare. Ad esempio dagli scarti dei
vegetali – ricchi di cellulosa – oggi potremmo già realiz-
zare tutti i prodotti plastici che si realizzano con la lavora-
zione del petrolio, ma con funzionalità molto più ampie.
Nell’ambito dell’industria meccanica le applicazioni spa-
ziano in ogni settore grazie alla possibilità di assemblag-
gio di queste tecnologie dall’elettronica ai nuovi materiali.
Fra questi quelli (fibre di carbonio o grafene) ad altissima
durezza e bassissimo peso specifico mediante inclusione
di nanoparticelle in sistemi a fibre per ottenere mezzi a
basso consumo e ad alta resistenza meccanica.
Un altro ambito dalle enormi potenzialità è quello delle
applicazioni medico-sanitarie, con la possibilità di inter-
venti a livello di singolo evento biologico, che consentirà
un miglioramento considerevole delle capacità diagnosti-
che e terapeutiche, con la possibilità di diagnosi e cura in
vivo direttamente all’interno del corpo umano con meto-
di non invasivi e con effetti collaterali estremamente li-
mitati se non assenti.
Le prospettive che aprono queste tecnologie sono quelle
di uno sviluppo di qualità e realmente sostenibile.
Cosa può o deve fare l’Italia per ambire a una rinasci-
ta economica e quale potrebbe essere la ricetta per
migliorare il rapporto tra ricerca e industria?
L’idea è semplice: supportare il tessuto imprenditoriale
del Paese con la collaborazione di centri di ricerca e svi-
luppo dove concentrare risorse su ambiti strategici per l’e-
conomia del Paese.
Se l’Italia vuole tornare a competere con gli altri paesi
del mondo, deve creare una visione di sviluppo comune
che assegni un ruolo centrale alla crescita economica trai-
nata dall’innovazione; deve comprendere il ruolo chiave
degli operatori e degli investimenti del settore pubblico
e privato in tali processi di sviluppo, costruendo contesti
istituzionali che consentano e promuovano collegamen-
ti dinamici fra pubblico e privato, imprenditoria e ricerca.
Non vi può essere competitività tecnologica di un sistema
senza la permeabilità costante fra ricerca di base, ricerca
tecnologica e comparto industriale.
(p.p.)
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