Civiltà del Lavoro, n. 1/2013 - page 67

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CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2013
INTERVISTA
Recentemente si è letto di un suo interesse per la va-
lorizzazione turistica di alcuni Comuni della provincia
pistoiese (Abetone, Cutigliano e San Marcello). Quali
progetti ha per queste zone?
La Montagna Pistoiese è la zona dove abbiamo realizzato
il Dynamo Camp e l’Oasi Dynamo, recuperando e ristruttu-
rando un vecchio sito produttivo della KME chiuso dal 1984.
Dynamo Camp è nato nel 2007 (dopo un anno di intensi
lavori) come villaggio-vacanze per bambini affetti da pa-
tologie gravi e/o croniche, interamente gratuito.
Dal primo anno di attività, con circa 60 bambini ospitati,
quest’anno abbiamo superato la quota di 1.000 bambini.
Nel frattempo, attraverso la Dynamo Academy, una im-
presa sociale, stiamo attivando una serie di iniziative eco-
nomiche che, da un lato contribuiscano al finanziamento
di Dynamo Camp, dall’altro avviino attività di agricoltu-
ra biologica, turismo eco-sostenibile, ricerca ambientale.
L’Oasi Dynamo, un’area di circa mille ettari, è già una real-
tà attiva, affiliata al WWF, dove si svolgono iniziative edu-
cative per bambini e ragazzi delle scuole.
Non solo, sono sempre più frequenti i progetti di studio e
ricerca su tematiche ambientali portati avanti in collabo-
razione con centri universitari. In futuro vorremmo anche
dar vita a un polo di arte e artigianato di eccellenza che
sviluppi il concetto dell’economia delle 3/R (Recupero,
Rimanifattura, Riutilizzo).
che, grazie alle esperienze e competenze manageriali
acquisite, ha deciso di metterle al servizio di un proprio
progetto imprenditoriale, accettando i rischi che ciò com-
porta ma con la volontà di mettersi in gioco per “creare”
qualcosa di importante.
È stato uno dei promotori in Italia della cosiddetta
Venture Philanthropy. Ha spesso precisato che si trat-
ta di una cosa diversa dalla Corporate Sociale Respon-
sibility. Ovvero?
La Venture Philantropy intende applicare le migliori pra-
tiche dell’organizzazione aziendale, sia in termini finan-
ziari che gestionali, alle iniziative di solidarietà sociale.
Troppo spesso nel nostro Paese tali iniziative, per quanto
lodevoli, pagano lo scotto degli eccessi ideologici che ne
costituiscono la base.
Credo invece che, proprio per la destinazione “sociale”
di queste attività, sia non solo utile ma fondamentale
sfruttare al massimo i meccanismi di efficienza mutua-
ti dall’impresa. In particolare sono convinto della neces-
sità di promuovere soprattutto esperienze come quelle
dell’impresa sociale.
Per le imprese sociali auspico un grande progetto nazio-
nale in grado di mobilitare risorse, pubbliche e private,
per rafforzarle e strutturarle in modo da farne un vero e
proprio volano di sviluppo e di occupazione.
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