Civiltà del Lavoro, n. 2/2014 - page 62

CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2014
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DOSSIER
L'
ANTIDOTO
È L'
INNOVAZIONE
INDUSTRIALE
di Angelo Michele Vinci, Presidente MASMEC
Le imprese tecnologicamente più avanzate offrono opportunità di lavoro migliori e durature
ligenza, conoscenza, creatività, che ha una portata enor-
me. Se è vero, infatti, che le nazioni più ricche di capitale
umano sono anche quelle che godono di un reddito pro-
capite più elevato e di altri indicatori di benessere (longe-
vità, parità di genere, etc..) superiori alle medie, ciò signi-
fica che questo sacrificio generazionale sta danneggiando
la nostra intera realtà socio-economica e sta compromet-
tendo il nostro futuro.
Per opporsi a questo processo sappiamo che dobbiamo
recuperare attrattività nei confronti dei giovani, dare loro
una preparazione adeguata, ma anche creare per loro una
prospettiva futura interessante. Consapevole della funzio-
ne cruciale del “fattore umano” nella crescita economica,
Confindustria ha dedicato di recente a Bari il Convegno
biennale del suo Centro Studi proprio a questo tema. E
I DATI SULLA DISOCCUPAZIONE
giovani-
le e sulla ripresa dell’emigrazione dal nostro Paese, che
periodicamente apprendiamo sui mezzi di informazione,
testimoniano un vero dramma generazionale. Da meri-
dionale mi sia consentito dire che questo dramma, pur ri-
guardando quasi tutta l’Italia, assume contorni molto più
inquietanti nel Mezzogiorno, dove i giovani senza occupa-
zione raggiungono ormai il 50% e il trasferimento in al-
tri territori minaccia di mutarsi in un esodo: secondo una
previsione della Banca europea degli investimenti, 650mi-
la abitanti avranno abbandonato il Meridione nel 2030.
La cosa particolarmente grave è che molti di coloro che
lasciano le regioni meridionali rappresentano risorse uma-
ne qualificate. Recenti rilevazioni Svimez, infatti, ci dicono
che il 64% dei cittadini meridionali che nel 2011 hanno
lasciato la loro terra ha un titolo di studio medio-alto, cioè
un diploma o una laurea. Ciò significa che il Sud continua
a sostenere i costi della formazione dei suoi giovani, ma i
benefici di questo investimento vanno a ricadere altrove.
Nel migliore dei casi questi benefici ricadono nelle regio-
ni settentrionali, dunque pur sempre all’interno dei con-
fini nazionali, in casi sempre più frequenti, però, essi si ri-
versano all’estero. Il fatto grave è che in ognuna di queste
circostanze non viene generato alcun ritorno economico
positivo per i territori di provenienza, nulla che ricordi ciò
che furono le rimesse in denaro nelle terre d’origine tipi-
che delle vecchie migrazioni.
Non va trascurato, inoltre, il fatto che su questo esodo in-
fluisce anche l’instabilità politica del nostro Paese: un’in-
certezza che non infonde fiducia nel futuro e scoraggia
le iniziative giovanili. A ciò si aggiunge poi la mancanza
di un’etica sociale che guardi ai valori fondamentali della
vita, che premi il merito e l’impegno, e che non si limiti
all’ideale del “mordi e fuggi”.
In questo scenario si sta consumando uno spreco di intel-
copertina 1...,52,53,54,55,56,57,58,59,60,61 63,64,65,66,67,68,69,70,71,72,...copertina 4
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