CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2014
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DOSSIER
flusso di entrate: i laureati stranieri in Italia (57.500) so-
no appena lo 0,1% rispetto alla popolazione, un rapporto
inferiore di quattro volte a quello della Francia, di sette
volte a quello della Germania, di nove volte a quello del
Regno Unito, di ventisette volte a quello della Spagna. In-
somma, l’Italia è fuori dal gioco dell’interscambio e della
reciproca fertilizzazione di quel capitale umano qualifica-
to che è indispensabile per lo sviluppo dell’innovazione
e della competitività.
Se molti cervelli lasciano il nostro Paese, ciò significa che la
formazione di base che ricevono è buona e hanno quindi
eccellenti chance nel mercato globale. L’Italia è un buon
“vivaio” per crescere, non è un buon terreno in cui trapian-
tarsi. Questo sui grandi numeri. I piccoli numeri, però, di-
cono che a certe condizioni
le cose possono cambiare.
Porto l’esempio che cono-
sco meglio, quello dell’Isti-
tuto Italiano di Tecnologia.
Istituito nel 2003 e operati-
vo da fine 2005, l’IIT fu crea-
to come fondazione di dirit-
to privato per dotare anche
l’Italia di un polo di ricerca
scientifico-tecnologica or-
ganizzato e governato se-
condo i migliori standard in-
ternazionali, con adeguate
autonomia e flessibilità ge-
stionale (nel rispetto delle
norme che regolano l’am-
ministrazione dello Stato),
coerente con le vocazioni
produttive del Paese (dun-
NEL NOSTRO PAESE
si guarda con crescente pre-
occupazione a quella che appare come un’inarrestabile
emorragia di persone ad alta qualificazione che scelgono
di emigrare all’estero. I numeri disponibili ci dicono che ci
sarebbero almeno 400mila laureati italiani espatriati nei
Paesi Ocse; tra questi si stima che circa un sesto sia co-
stituito da talenti dediti alle attività di ricerca e sviluppo.
Sappiamo anche che la spinta a lasciare l’Italia si sta raf-
forzando, in modo particolare tra chi ha meno di 35 anni
ed è al tempo stesso più istruito.
Il dato italiano risulta però decisamente inferiore a quelli,
per esempio, del Regno Unito (quasi un milione e mez-
zo di laureati emigrati) o della Germania (oltre 930mila).
Come ha messo in rilievo l’economista Tito Boeri, in rappor-
to alla popolazione i laureati
italiani che vanno all’estero
sono lo 0,7% scarso, con-
tro il 2,5% del Regno Unito,
l’1,14% della Germania, ma
anche il 3,8% della Spagna
o il 5,93% dell’Irlanda. So-
lo la Francia “esporta” re-
lativamente meno talen-
ti dell’Italia, lo 0,52%. Ma
qui si pongono due proble-
mi di fondo: per prima co-
sa, i laureati in Italia sono
la metà della media Ocse,
quindi una risorsa preziosa
in sé; in secondo luogo, a
differenza di quanto acca-
de negli altri Paesi, il no-
stro non sa controbilancia-
re le uscite con un adeguato
SEI
REGOLE
D’ORO
PER
L’ECCELLENZA
di Gabriele Galateri di Genola, Presidente Assicurazioni Generali
Anche in Italia si può fare ricerca ad alto livello