Civiltà del Lavoro, n. 2/2014 - page 55

CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2014
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DOSSIER
le risorse europee che l’Italia aveva a disposizione per la
programmazione 2007/2013: “Su 100 miliardi di euro –
ha ricordato l’ex titolare di Viale Trastevere – ne abbiamo
spesi 70”, stigmatizzando il fatto che “sono stati finan-
ziati 770.000 progetti, per 71.000 beneficiari e un valore
medio per progetto pari a 92mila euro”. Non è così che
si usano i fondi strutturali, che, ha ribadito Profumo, “so-
no strutturali e servono appunto per cambiare il Paese”.
Il quadro peggiora se si considera che l’85% dei 100 mi-
liardi sopra citati era destinato alla 4 regioni della Con-
vergenza, ovvero Puglia, Campania, Calabria e Sicilia, ma
poco sembra essere cambiato. Ed infatti una delle gran-
di preoccupazioni emerse in apertura nelle parole di Giu-
seppe Lobuono, presidente del Gruppo Mezzogiorno, è
proprio il progressivo impoverimento del Sud, formazio-
ne terziaria compresa. “Ci preoccupano i tagli alle univer-
sità – afferma Lobuono – e il fatto che le nostre migliori
risorse siano costrette ad emigrare al nord o all’estero”.
Preoccupazione condivisa da Massimo Marrelli, Rettore
dell’Università Federico II, il quale spiega però che il pro-
prio ateneo già da qualche anno sta portando avanti una
politica di reclutamento di giovani talenti dall’estero. “So-
no rimasto colpito dalla qualità scientifica di questi ragaz-
zi – ha raccontato – il confronto con altre università, con
altri modi di pensare è ciò che li rende diversi e tutti gli
atenei dovrebbero fare così”.
Durante il convegno lo spazio delle testimonianze azien-
dali è stato affidato agli interventi di Agostino Gallozzi,
presidente del Gruppo Gallozzi, Paolo Ricciulli, presidente
e amministratore delegato di Delfino e di Althea, e Gian-
ni Punzo, presidente di Cis e di Interporto Campano. Con-
cordi nella necessità di acquisire giovani eccellenti per
migliorare la competitività delle imprese, gli imprendi-
tori hanno offerto il proprio punto di vista rispetto al te-
ma. Gallozzi, in particolare, ha ricordato la realizzazione,
a Salerno, del Porto Marina d’Arechi, un’opera che ha ri-
qualificato una zona prima degradata e che è stata con-
dotta con una squadra di giovani ingegneri tutti intorno
ai trent’anni. Ricciulli, dal canto suo, ha prospettato buo-
ne possibilità occupazionali nel settore alimentare, qua-
lora l’Italia decidesse di attuare una politica seria contro l’
“Italian sounding” e tutta quella produzione che all’este-
ro sottrae importanti quote di mercato ai nostri prodotti.
Punzo, infine, ha ricordato i costi per l’Italia della fuga di
talenti – circa un miliardo l’anno – e la perdita di compe-
titività a cui però, secondo l’imprenditore, non si rispon-
de con la dovuta risolutezza. E questo fa sì che, ad esem-
pio, nel settore dei trasporti marittimi il porto di Napoli
rischi di essere abbandonato da gruppi internazionali del
calibro di del gigante asiatico Cosco o che altri paesi rie-
scano a sviluppare un’economia grazie al mare (si pensi
a Barcellona o Rotterdam) molto meglio di noi, che pure
siamo geograficamente favoriti.
Per il Governo ha partecipato Angela D’Onghia, sottose-
gretario all’Istruzione, Università e Ricerca, la quale in virtù
anche della personale esperienza imprenditoriale ha fatto
proprie le istanze ascoltate, ribadendo l’impegno dell’ese-
cutivo per favorire il dialogo fra le università e le impre-
se e per rafforzare una formazione più spendibile nelle
aziende manifatturiere.
Tornando al tema della ricerca, infine, è stato Antonio Bal-
dini, professore ordinario di biologia molecolare alla Fe-
derico II nonché “cervello” rientrato dagli Usa, a suggerire
una proposta drastica: fare distribuire le risorse a chi ha gli
strumenti per farlo. “La meritocrazia mal si adatta a certi
principi di democrazia – spiega – dobbiamo imparare in-
vece a prendere decisioni che vanno a favore di una mi-
noranza. E l’eccellenza è, per definizione, una minoranza”.
Non c’è dunque più tempo da perdere e di questo anche
il presidente della Federazione dei Cavalieri del Lavoro An-
tonio D’Amato è perfettamente convinto: “In un mondo
che oggi compete in modo spietato e senza frontiere –
afferma – disporre di talenti e farli circolare è un vantag-
gio enorme”. “Il declino di cui tanto si parla non riguarda
solo l’Italia, ma lo spazio europeo nel suo complesso. –
prosegue – Dobbiamo rimettere al centro le riforme e fa-
re massa critica con gli altri paesi europei. Altrimenti non
riusciremo a competere con i sistemi asiatici”.
Silvia Tartamella
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