Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2014 - page 55

CIVILTÀ DEL LAVORO
IV • V - 2014
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INCHIESTA
pressato da governatori e sindaci, si convinca a ridurre gli
obiettivi indicati o peggio ancora si rassegni a veder au-
mentate le tasse locali.
Ero un ragazzo quando vennero istituite le Regioni (quel-
le ordinarie, perché quelle a Statuto speciale erano sta-
te varate già da anni), ma ricordo che Ugo La Malfa fu
l’unico politico a chiedere che si chiudessero le province,
che invece sono rimaste – sempre più prive di contenuti
– per cinquant’anni.
Così come dobbiamo dirci chiaramente che le Regioni ra-
ramente hanno svolto un ruolo propulsivo per la crescita
dei loro territori, anzi soprattutto nel Sud hanno visto gli
organici gonfiati a scopo assistenziale, superando tra gli
emolumenti dei politici e le spese del personale l’80%
delle risorse, e hanno costituito di fatto, anziché un’istitu-
zione che avvicina lo Stato al cittadino, un “doppio centra-
lismo” ancora più inefficiente ed ostile di quello centrale.
A complicare ulteriormente il già difficile rapporto Stato-
Regioni è intervenuta nel 2001 la pessima riforma del Ti-
tolo V della Costituzione, che ha provocato infiniti ricor-
si e bloccato o ritardato tantissimi provvedimenti. Bene
quindi, come annunciato dal Governo, riformare la rifor-
ma con buon senso riportando alcune materie a livello
centrale e limitando al massimo le materie “concorrenti”.
Ma questo non basta. A mio avviso è necessario un “bud-
get control” centrale delle spese delle Regioni, che in caso
di gravi sforamenti possa determinare la decadenza dei
governatori e la loro sostituzione con commissari.
Riguardo alle riforme istituzionali delineate negli ultimi
mesi, sono francamente perplesso sulla istituzione delle
Città metropolitane, che temo possano diventare un’altra
fonte di sprechi e in ogni caso un altro livello istituziona-
le del quale non vedo proprio la necessità. Molto meglio
sarebbe un semplice coordinamento dei sindaci del terri-
torio, presieduto dal sindaco del capoluogo e con la pre-
senza di un rappresentante della Regione.
Parimenti confesso di avere forti dubbi sulla riforma del
Senato. Se venisse confermata nelle linee approvate in pri-
ma lettura, a mio parere diventerebbe un’istituzione resi-
duale e superflua, nella quale un centinaio di consiglieri
»
LE GRAVI CARENZE DELL’APPARATO PUBBLICO HANNO
INDOTTO NEL TEMPO IL LEGISLATORE A INTRODURRE MOLTE
DEROGHE ALL’APPLICAZIONE DELLE NORME, RENDENDO
LA SITUAZIONE ANCORA PIÙ CONFUSA
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