Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 33

CIVILTÀ DEL LAVORO
VI • 2014
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Maurizio Sella
categorie di imprese dimostra l’intenzione di favorire lo
sviluppo e la diffusione sul territorio di quelle attività ca-
ratterizzate da un alto potenziale di innovazione e cresci-
ta. Dare ai talenti la possibilità di emergere, favorire con
nuove strutture e con una normativa sempre più ade-
guata la creazione e lo sviluppo di attività imprenditoria-
li innovative nel Paese, è un dovere che noi tutti abbia-
mo: istituzioni, investitori, banche, imprese consolidate,
università. Certamente non è un percorso facile, a monte
bisogna imparare a “leggere il nuovo” cioè a saper indi-
viduare e valutare positivamente quelle idee nuove che,
pur non avendo già una storia imprenditoriale alle spal-
le, possono dar vita a qualcosa di nuovo nell’economia e
nel sistema produttivo di un territorio.
Il nostro Paese ha sempre avuto una propensione natura-
le all’imprenditorialità e al desiderio di mettersi in gioco
e dare forma e sviluppare un’idea di business, e da alcu-
ni anni a questa parte sono fortunatamente sempre più
gli attori (acceleratori d’impresa, incubatori, venture ca-
pitalist) che forniscono aiuto ai giovani neoimprenditori e
alle startup. È infatti spesso necessario l’affiancamento di
figure esperte, spesso individuate in un mentore, proprio
nelle prime fasi di un percorso imprenditoriale, durante
il quale nove neoimprese su dieci falliscono entro il pri-
mo anno. Questo numero è da leggere comunque come
un dato positivo, poiché significa comunque che altri no-
ve imprenditori hanno provato a mettersi in gioco, non ci
sono riusciti, ma sicuramente una parte di essi ha impa-
rato qualcosa e, nella prossima loro impresa, sarà una di
quel 10% che riesce ad andare avanti.
Il sostegno al tessuto imprenditoriale nel nostro Paese de-
ve assumere anche nuove forme, differenziandosi da ciò
di cui tanto si sente parlare in altre parti del mondo: non
dobbiamo guardare unicamente all’impresa che nel gi-
ro di uno o due anni riuscirà a fare una exit milionaria o
sarà acquistata da una grande multinazionale del settore
Ict. Può accadere, certo, e sono noti alcuni casi anche in
Italia di brillanti giovani che hanno dato vita ad aziende
che hanno fatto poi questo percorso, ma il 99% delle im-
prese italiane sono piccole e medie imprese e sono loro
le prime a cui bisogna guardare favorendo, ad esempio,
l’incontro tra “il nuovo” e tra “chi conosce il mercato”.
Le Pmi hanno bisogno delle giovani startup tanto quanto
queste ultime hanno bisogno delle prime. Le startup sono
snelle, conoscono alla perfezione le dinamiche del digita-
le, portano un punto di vista nuovo e fresco all’interno di
una impresa, ma non hanno ancora avuto la forza di co-
noscere il mercato. Dal canto loro le imprese consolidate
hanno notoriamente una maggiore resistenza e comples-
sità nell’abbracciare l’innovazione. Se consideriamo, quin-
di, questo ecosistema viene naturale pensare a un pro-
cesso virtuoso che favorisca questo incontro.
Fortunatamente sono sempre più le imprese che stanno
investendo in questo modello e che guardano con interes-
se al mondo delle startup per “crescere insieme”. Il Grup-
po Banca Sella ha cercato di fare altrettanto già nel 2013,
quando ha dato vita all’acceleratore d’impresa SellaLab.
Questa struttura, che ha sede a Biella all’interno del di-
stretto storico del Lanificio Sella – luogo simbolo della ri-
voluzione industriale – proprio affinché fosse da stimolo
ai neoimprenditori, ha valutato circa 300 progetti in poco
più di un anno e attualmente supporta 17 startup dislo-
cate in tutta Italia offrendo affiancamento imprenditoriale
(mentoring), un network di competenze su vari aspetti e,
laddove necessario, capitali necessari a sviluppare l’idea
imprenditoriale. Le startup che entrano in contatto con la
struttura vengono assistite per un periodo che va dai tre
ai sei mesi, durante il quale si lavora per portare il pro-
getto sul mercato. Analogamente con le Pmi tradiziona-
li per individuare quelle giovani realtà a cui possa essere
utile l’affiancamento di un’impresa consolidata.
Stiamo vivendo un periodo di rivoluzione che va affron-
tato con positività e la necessaria attenzione nel capirne
il senso più profondo. Arrivano comunque segnali positivi
da tutti i fronti, dalle istituzioni, dalle imprese, dalle uni-
versità: tutti si stanno muovendo in questo periodo per
creare un terreno fertile alla crescita di queste iniziative.
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