Civiltà del Lavoro, n. 6/2014 - page 99

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INTERVISTA
CIVILTÀ DEL LAVORO
VI - 2014
e Sud America. In tutti i casi si tratta di unità ad alta effi-
cienza energetica, con capacità di carico maggiore di cir-
ca il 50%, a fronte di consumi invariati se non addirittura
leggermente inferiori, il che permetterà consumi unitari
ridotti di circa un terzo a nave piena.
Detto questo, siamo imprenditori sempre disposti a co-
gliere l’attimo quando si tratta di investimenti opportuni,
quindi se apparissero occasioni molto interessanti non ci
tireremmo certo indietro.
State investendo molto sull’ammodernamento del-
la flotta, impegnando cantieri coreani e cinesi. Per-
ché non in Italia, che pure ha una buona tradizione
in tal senso?
Purtroppo i cantieri italiani non sono competitivi per navi
da carico con le caratteristiche di quelle che impieghiamo
sulle nostre linee. In un passato non lontano, quando gli
incentivi statali colmavano parte del differenziale di costo
con i cantieri orientali e croati, abbiamo ordinato molte
navi con-ro e ro-ro in Italia. Oggi che questo strumento
non esiste più siamo costretti a servirci di cantieri esteri.
Diverso è invece il caso delle navi passeggeri di alto livel-
lo, segmento dove la cantieristica italiana è a mio avvi-
so ancora la prima al mondo. A riprova di ciò ricordo che
le nostre ammiraglie, le Cruise, con 500 cabine e altis-
simi standard qualitativi, sono state tutte costruite a Ca-
stellammare.
Riguardo le navi ordinate in Corea e in Cina, secondo le
nostre valutazioni il costo è inferiore di circa il 30% in Cina
e di circa il 20% in Corea, a parità di caratteristiche qua-
litative. Dopo aver costruito cinque navi presso i cantieri
Hyundai Mipo nel periodo dal 2008 al 2011, insieme agli
ingegneri coreani abbiamo ideato la nuova generazione di
con-ro, più larga di quattro metri e più lunga del 10%. Ciò
si traduce, come già detto, nel 50% di capacitá di carico
in più e in consumi unitari sensibilmene più bassi. Si trat-
ta di sei unitá, la prima delle quali è già stata consegnata
ed entrerà in servizio questo mese, mentre le altre cin-
que seguiranno fino a fine 2015 con consegne intervallate
di due/tre mesi. A queste si aggiungono cinque unità in
costruzione in Cina e destinate alla nostra controllata ACL.
Il mestiere dell’armatore è forse tra i piú complessi e
meno conosciuti dal grande pubblico. Come lo riassu-
merebbe in poche righe?
È molto difficile condensare in poche righe un’attività tan-
to complessa. Il mestiere di armatore abbraccia varie di-
scipline e richiede competenze allargate in molti campi,
dal finanziario al commerciale, all’operativo e che possono
essere acquisite solo con molti anni di esperienza. Ovvia-
mente aiuta molto l’aver avuto, come nel mio caso, una
guida eccezionale quale è stato mio padre Guido ed aver
fatto la gavetta in tutti settori aziendali.
Va inoltre citato un altro aspetto fondamentale: la capa-
cità di adottare strategie di diversificazione nel momento
opportuno: non solo diversificazione geografica, ma com-
merciale e soprattutto tecnica.
Quest’ultimo aspetto si è tradotto, nel caso specifico, da
una parte nel passaggio tra subsettori nel corso degli an-
ni (passeggeri, poi rinfuse, poi rotabili e altri tipi di carico
e simultaneamente passeggeri) e, dall’altra, nella specia-
lizzazione negli ultimi 20 anni in operazioni multipurpose,
quindi adatte a servire ogni tipo di carico (tranne le rin-
fuse) e principalmente contenitori, auto, camion, trailer,
progetti, general cargo e passeggeri.
Si tratta in ogni caso di un mestiere affascinante, stimo-
lante e a volte anche divertente, che però esige, come
molti altri mestieri se svolti al meglio, grande dedizione,
spirito di sacrificio, senso di responsabilità, capacità di an-
dare nel dettaglio quando necessario e abilità di anticipa-
re le tendenze dei mercati.
Devo ammettere che ancora oggi sento lo stesso entu-
siasmo degli inizi. Alle motivazioni tradizionali da qual-
che anno se ne è aggiunta un’altra e cioè la formazione
e la trasmissione della conoscenza alla prossima genera-
zione di figli e nipoti, in modo da garantire la continuità
della gestione aziendale.
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