Civiltà del Lavoro, n. 2/2014 - page 33

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CIVILTÀ DEL LAVORO
II • 2014
DOSSIER
FOCUS
PRIMO
PIANO
INCHIESTA
RITRATTI
va benissimo dove sta. La Germania non ha nessuno sti-
molo a cambiare alcunché.
Se l’Europa mediterranea veleggia verso l’inflazione ze-
ro va benissimo, cosi recupera competitività. Se inflazio-
ne zero e Pil reale a zero significano debito, Pil in conti-
nua salita per l’Italia, non c’è problema. Visto che non ha
voluto fare le riforme e tagliare la spesa, che ristrutturi il
debito o si tassi di più.
Se gli Stati Uniti crescono come previsto, calcola la Germa-
nia, l’Italia può andare avanti a galleggiare, mentre gli al-
tri (Spagna, Irlanda e Portogallo), che si sono dati da fare
di più, possono continuare a curarsi e a guarire. La Fran-
cia è grande e si può arrangiare da sola. Quella tedesca
è una scommessa, ma non è cosi irrazionale. Il punto de-
bole è che, al presentarsi di uno shock esogeno, la fragi-
lità dell’impianto verrebbe alla luce.
Se a tutto questo aggiungiamo che nei prossimi anni il
mondo avrà in Asia (Cina, Indonesia, Vietnam, Thailan-
dia ecc) una “fabbrica” di oltre un miliardo di operai, la
domanda che ci poniamo è: l’Italia, con le sue medie e
piccole imprese, con il suo sistema diffuso di artigiani, di
creativi e di università sarà pronta a diventare un labo-
ratorio creativo per l’intera fabbrica del mondo? La sfida
non è impossibile, si tratta di avere come obiettivo quel-
lo di tornare al centro della civiltà del mondo intero, co-
me è già avvenuto altre volte.
Ecco un modo diverso di leggere il bisogno di infrastrut-
ture: non solamente come uno strumento economico e
utilitaristico, ma come una sfida culturale e affascinante
per tutti, in particolare per i nostri giovani e il loro futuro.
Questa è la lettura che bisogna dare alla TAV Lione-Torino-
Venezia e al “Corridoio dei due Mari” (Genova-Rotterdam).
Per l’Italia queste infrastrutture rappresentano strumenti
fondamentali per connettere il sistema produttivo nazio-
nale ai Paesi del Nord, del Centro e dell’Est Europa e svol-
gere il ruolo di porta d’accesso del continente europeo nei
confronti dei traffici globali che provengono dall’Estremo
Oriente e dalla sponda sud del Mediterraneo.
In termini assoluti, oggi, tra i due estremi del Corridoio, i
porti del Nord detengono una quota di mercato sei vol-
te superiore a quella del Sud. La difesa dello status quo,
ancor più quando è minacciato da una crisi che richiede
mutamenti profondi in ogni settore della società, è la cau-
sa profonda della “grave condizione in cui siamo caduti”.
È chiaro quindi che, per arrivare a una vera politica comu-
ne in grado di favorire uno sviluppo duraturo e compatibi-
le, è necessario avere un insieme di riforme istituzionali
vere e profonde, in grado di accompagnare realmente il
processo di ammodernamento dando leggerezza e mag-
giore velocità all’Italia.
I rappresentanti politici stentano a mediare tra interessi
generali e interessi particolari e i cittadini europei ricevono
segnali contraddittori e quindi “impopolari per l’Ue di oggi”.
Dobbiamo invertire questa tendenza e dare più forza ai
partiti che chiedono più Europa integrata e propositiva e
meno Europa dei “controlli”.
Rosario Alessandrello è stato nominato Cavaliere del Lavoro
nel 1997 per aver sviluppato il settore dell’impiantistica. Ha
guidato la Tecnimont che ha realizzato in tutto il mondo oltre
300 impianti industriali, utilizzando le tecnologie più avanzate.
È presidente della Camera di Commercio Italo-Russa e della
Camera di Commercio Italo-Iraniana.
LA CRISI ATTUALE RIFLETTE
QUELLA DEGLI STATI MEMBRI
CHE SONO AL CONTEMPO
RILUTTANTI A TRASFERIRE
POTERI A LIVELLO
SOVRANAZIONALE
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